È l'accusa dell'ex fixer Cohen. Dal canto suo, l'ex presidente avverte: «Il pubblico non sopporterebbe di vedermi dietro le sbarre».
NEW YORK - Una condanna di Donald Trump al carcere sarebbe difficile da digerire per i suoi sostenitori e potrebbe rappresentare un «punto di rottura», una linea rossa da non valicare. L'avvertimento è dello stesso ex presidente che, senza scendere nei dettagli di quello che potrebbe accadere, lancia così quella che appare come una velata minaccia.
«Per me è ok il carcere ma non penso che il pubblico lo sopporterebbe», ha spiegato Trump ai microfoni di Fox, il network amico a cui ha affidato la sua prima intervista dopo la condanna. Sicura che l'ex presidente dovrebbe finire dietro le sbarre è invece Stormy Daniels. La pornostar ha rotto il silenzio sul verdetto e, senza giri di parole, ha detto: merita di essere «condannato al carcere e ai servizi sociali per i meno fortunati, oppure offrirsi come volontario a essere un sacco da boxe in un rifugio per donne».
In un'intervista al Mirror, Stormy Daniels si è descritta come scioccata dalla velocità con cui la giuria ha raggiunto il verdetto e «vendicata» perché è riuscita a dimostrare quello che è va ripetendo per anni, ovvero che ha «sempre detto la verità». L'analisi di Stormy Daniels non è condivisa dall'altro protagonista del processo contro Trump, Michael Cohen. L'ex fixer divenuto principale accusatore dell'ex presidente mette infatti in guardia sui rischi di Trump in carcere: «Potrebbe rivelare i segreti americani per una scatoletta di tonno o un libretto di francobolli. E lo farà perché non gli interessa dell'America».
Se Trump finisse in carcere si ritroverebbe nella malfamata prigione di Rikers Island, di cui New York ha deciso la chiusura nel 2027 in seguito ai trattamenti disumani nei confronti dei detenuti. L'ex presidente sarebbe isolato dal resto dei prigionieri, circondato dal Secret Service e senza prodotti per la cura dei capelli e il trucco. Trump ha spiegato come il processo sia stato «molto duro» per la moglie Melania, costretta a «leggere ogni giorno quella robaccia. Penso che sia stato più duro per la mia famiglia che per me». Trump ha quindi ribadito di non aver fatto «assolutamente nulla di sbagliato» ed è tornato ad attaccare Joe Biden, il «peggior presidente della storia e una minaccia per la democrazia. Io non sono una minaccia alla democrazia». La frustrazione di Trump per la condanna è emersa palesemente: «Questa gente - ha detto riferendosi ai democratici - è malata, sta facendo danni al Paese: vogliono aprire i confini e quadruplicare le tasse. Stanno usando la giustizia come un'arma, cosa che avviene in Sud America. La mia vendetta sarà il successo». Il verdetto del processo «farsa», ha notato l'ex presidente, ha compattato i repubblicani, spingendo anche i più moderati a fare muro in sua difesa.
I conservatori, ha assicurato lo speaker della Camera Mike Johnson, vendicheranno l'ex presidente e useranno «tutto l'arsenale» a loro disposizione per farlo. Il partito repubblicano è il «partito della legge. Il caos non è un valore dei conservatori», ha detto Johnson «Dobbiamo combattere e lo faremo nel rispetto della legge».
L'impatto che la condanna avrà sul voto non è ancora chiaro ma, guardando alla raccolta fondi, sembra aiutare l'ex presidente. Nelle 48 ore successive al verdetto la sua campagna ha infatti raccolto 70 milioni di dollari, riducendo lo svantaggio nei confronti di Biden. Gli ultimi sondaggi invece indicano come la maggioranza degli americani è d'accordo con il verdetto, pur ritenendo il «processo motivato politicamente».