Migliaia le vittime di coronavirus stipate negli ospedali e obitori della contea di Los Angeles.
L'inquinamento gioca un ruolo fondamentale nello stabilire il numero di persone da cremare. Ma durante la pandemia le necessità sono cambiate.
LOS ANGELES - Per la prima volta nella storia la contea di Los Angeles è stata costretta ad alzare il limite massimo di cremazioni. L'alto numero di infezioni da coronavirus, e di conseguenza delle vittime, ha portato al collasso i crematori della città. Il tasso di mortalità a Los Angeles è infatti più che raddoppiato, e gli obitori e gli ospedali non hanno più posto dove sistemare i cadaveri.
I 28 crematori della città sono ormai giunti al collasso: dal 15 gennaio ad oggi più di 2'700 corpi senza vita sono conservati negli ospedali, in attesa della cremazione.
Tuttavia il numero massimo di cremazioni viene stabilito non tanto rispetto alla capacità massima della struttura, ma all'inquinamento prodotto. Ora, dato che anche il numero di cadaveri in attesa della cremazione «costituisce una minaccia per la salute pubblica», e che nelle prossime settimane si prevede una nuova impennata di vittime, il Dipartimento della sanità pubblica della contea di Los Angeles ha deciso di aumentare il numero massimo delle cremazioni consentite.
Da anni gli ambientalisti si battono ovunque nel mondo per rendere attenti sulle conseguenze delle cremazioni per l'ambiente. Più studi, ricorda il Guardian, hanno dimostrato che durante la cremazione vengono immesse nell'aria alcune sostanze tossiche, soprattutto provenienti dalle otturazioni dei denti.