Human Rights Watch aveva accusato l'Etiopia di una campagna di repressione nonostante gli accordi di pace. «Rappresentazione distorta»
ADDIS ABEBA - Il governo dell'Etiopia ha respinto il rapporto di Human Rights Watch (Hrw), che accusa autorità locali e forze regionali per una campagna di «pulizia etnica» nella parte occidentale del Tigrè nonostante l'accordo di pace firmato lo scorso novembre dopo due anni di guerra civile. «Le accuse non sono suffragate da elementi di prova», afferma il Servizio di comunicazione del governo in un comunicato.
«Questa rappresentazione distorta e fuorviante della situazione rischia di minare la coesistenza pacifica, di alimentare il conflitto inter-etnico e di bloccare gli sforzi nazionali per la pace e la riconciliazione», si aggiunge nella nota.
In un rapporto del primo giugno, infatti, Hrw sostiene che l'accordo di pace firmato a novembre non abbia posto fine alla «pulizia etnica» nella parte occidentale del Tigrè, territorio fertile e oggetto di contesa con il popolo degli Amhara, che abita nell'omonima regione confinante. Proprio quest'area è stata sotto il controllo dell'esercito federale etiope e delle forze degli Amhara durante la guerra civile.
«Dallo scoppio del conflitto armato nel Tigrè a novembre 2020, le forze di sicurezza degli Amhara e le autorità ad interim hanno condotto una campagna di pulizia etnica contro la popolazione tigrina nel Tigrè occidentale, commettendo crimini di guerra e crimini contro l'umanità", è la denuncia di Hrw, che ha deprecato anche le «espulsioni forzate» in atto nonostante l'intesa. Ma per Addis Abeba l'Ong ha avanzato le sue accuse «senza condurre un'indagine approfondita e credibile in tutte le aree colpite dal conflitto».