La nuova vita della Norghauer. Niente più Domenica per lei. Ma San Silvestro e programmi nazionali: «Sono egocentrica, mi manca la gente».
COMANO - «La decisione a giugno me l'ha comunicata Matteo Pelli. Mi ha detto: "siediti". Poi: "Ti voglio bene". E poi il resto». Il resto per Carla Norghauer è la scelta dei vertici della RSI: stop allo storico programma della domenica condotto dalla 55enne. Tradotto: in video Carla ci andrà meno. Però ci andrà. A condurre lo show di San Silvestro ad esempio. Oppure programmi di livello nazionale come quello del primo di agosto.
Carla, come hai vissuto questi oltre sei mesi lontani dalle telecamere?
«Personalmente non vedo l'ora di tornare. Per me non è solo un lavoro. È tutto. Però devo anche essere realista: è un periodo complicato in cui a livello di SSR ci sono tanti tagli finanziari che hanno un impatto importante su tutte e tutti noi. Si sente parlare di licenziamenti e prepensionamenti. Sono fortunata, quindi va benissimo così».
Ti fanno condurre la serata del 31 dicembre. Sei ancora tu la Signora del Capodanno per la Svizzera italiana. O no?
«È una bella soddisfazione. Anche perché ho partecipato attivamente alla scelta del menù. Ma a mezzanotte ci sarà Casati».
Sei sempre egocentrica come hai dichiarato in passato?
«Tutti quelli che fanno questo lavoro lo sono. E mi piace che la gente mi riconosca per strada. E anche che mi faccia i complimenti o mi critichi. La gente mi manca».
Intanto sei in radio.
«Con un programma sperimentale con Luca Mora su Rete Uno. E poi mi occupo di formazione. Sto dietro le quinte e cerco di dare consigli alle nuove leve, in diversi ambiti. È gratificante».
Ci dici un nome di un talento da tenere d'occhio?
«Thierry Fontana. Lavora per lo sport. Ha appena iniziato. Penso che farà strada. Ha qualcosa di innato».
Il 2025 invece ti riserva una specie di promozione televisiva.
«Mi hanno detto che condurrò i programmi di caratura nazionale. Non avrò più trasmissioni fisse, ma è comunque un onore».
Appunto: non avrai più una trasmissione fissa. Ti scoccia?
«La televisione si deve rinnovare. Giusto dare spazio ai giovani. E poi l'ho già detto: sono fortunata. I problemi veri nella vita sono altri».
Prima hai parlato di programma radiofonico sperimentale. Gli esperimenti possono andare anche storti. Come convivi con i fallimenti?
«Fanno parte del gioco. Però mi fanno stare male. Non ci dormo. Perché la prendo sul personale. Mi metto in discussione completamente».
Tuo marito Giovanni l'hai conosciuto alla RSI. Avete lavorato fianco a fianco per una vita. In più abiti a pochi metri dall'azienda. Come fai a staccare dal lavoro?
«Io e Giovanni parliamo spesso di lavoro anche a casa. Staccare non è un problema. Oltre ad avere sposato lui ho praticamente sposato anche la RSI».
Sembri aziendalista più che mai. E allora quanto ti spiace sentire le continue discussioni sul canone?
«Parecchio. E mi domando: perché? Perché essere sempre messi sulla graticola? La RSI produce tanti programmi di qualità ed è vicina al territorio. Qualche anno fa si è votato sul canone. E subito dopo, nonostante il popolo si fosse schierato in difesa del nostro servizio, sono ripresi i dibattiti».
Qual è il tuo sentimento a tal proposito?
«Un sentimento di frustrazione. Io mi sento davvero impotente. Perché ho sempre dato il massimo. E come me anche i miei colleghi».
Si dice che i giovani non guardino più tanto la televisione. Ti spiace?
«Non la guardano più se parliamo dell'elettrodomestico in sé. Se invece pensiamo ai tablet o agli smartphone forse qualche margine di manovra c'è. Quello dei giovani è sempre stato un pubblico difficile, il più impegnativo da coinvolgere. E le nuove generazioni sono abituate a un mondo veloce. Bisogna andare loro incontro».
Dimmi un programma a misura di giovane che ti piacerebbe condurre.
«Ma io sono vecchia».
Dai. È fattibile forse. Mamma Carla conduce...?
«Un programma musicale. Con le interviste, magari fatte via skype, ai grandi big e non solo. Con clip, aneddoti, retroscena. Un programma veloce e bello allo stesso tempo».
Ottimo. L'hai pensata. Busserai alla porta di Matteo Pelli prossimamente?
«E che ne so. Magari gli dirò: "siediti". E poi: "Ti voglio bene". E poi il resto».