Berlino autorizza gli ucraini a rispondere agli attacchi «che arrivano dall'immediato oltre confine». Sì Usa ai missili Gmlrs.
PRAGA - Il vertice di Praga ha avuto l'effetto desiderato. Ma era nell'aria. La moral suasion del segretario generale Jens Stoltenberg aveva già convinto molti alleati a rimuovere le restrizioni sulle armi fornite a Kiev per contrastare l'avanzata dei russi su Kharkiv. E con la luce verde degli Stati Uniti, anche gli ultimi indecisi - come la Germania - hanno gettato la spugna. Berlino ha infatti autorizzato gli ucraini a difendersi dagli attacchi «che arrivano da immediatamente oltre confine» anche con le armi tedesche, come ha annunciato la cancelleria.
Per quanto riguarda invece gli americani, «la richiesta è finita sul tavolo del presidente, e l'ha autorizzata», ha raccontato il segretario di Stato Antony Blinken al termine della ministeriale dopo che giovedì la notizia era stata anticipata da Politico.
Il grazie di Zelensky - «Apprezzo la decisione del presidente Biden sull'uso da parte dell'Ucraina delle sue capacità di difesa. È un passo positivo che ci consentirà di proteggere meglio gli ucraini dal terrore russo e dai tentativi di espandere la guerra». Così il presidente Zelensky su X sul via libera all'uso di armi Usa in Russia. «Dobbiamo continuare a compiere esattamente questi passi, decisivi ed efficaci, per garantire il vantaggio strategico del mondo democratico in questo confronto, in cui non si determina solo il destino dell'Ucraina. Insieme riporteremo la pace e riusciremo a garantire la sicurezza. Sono grato per il supporto vitale».
Gli ucraini però non avranno carta bianca. Washington autorizzerà infatti ad usare i missili Gmlrs - montati sui lanciatori Himars, con una gittata di circa 70-100 km - ma non gli Atacms. Che potrebbero colpire la Russia in maggiore profondità. Il rischio di un'escalation è reale, gli Usa lo sanno, dunque non vogliono strafare, a costo di frustrare le aspettative degli ucraini.
La posizione italiana - C'è poi da dire che il fronte dei falchi è sì maggioritario, all'interno della Nato, ma alleati importanti - come l'Italia - vogliono procedere con cautela. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha spiegato per filo e per segno che la Costituzione vieta all'Italia di autorizzare l'uso delle sue armi per colpire la Russia ma, allo stesso tempo, ha aperto alla possibilità d'inviare «altri sistemi di difesa missilistica Samp-T». «Noi siamo comunque dalla parte dell'Ucraina, vogliamo che sia in grado di difendersi e di bloccare l'avanzata russa perché soltanto così ci si potrà sedere al tavolo della pace», ha spiegato. Mentre la Turchia si oppone tout-court al coinvolgimento della Nato in guerra.
Le parole di Blinken e Stoltenberg - Resta il fatto che la svolta di Praga non è da poco. «La situazione sul campo è cambiata e come abbiamo fatto fin dall'inizio abbiamo cambiato la nostra strategia e continueremo a farlo», ha assicurato Blinken. Stoltenberg ha detto però che gli alleati ora si aspettano che Kiev usi le armi «in linea con il diritto internazionale e in modo responsabile». Ma è stato anche molto netto nel rigettare le accuse di Mosca, sempre pronta a dipingere l'Alleanza come guerrafondaia e determinata a «contenere la Russia».
«Mosca colpisce scuole, ospedali, la rete elettrica, uccide i civili, e l'Ucraina si difende da questa brutalità: l'autodifesa non è escalation, è un diritto fondamentale», ha aggiunto. C'è un paradosso in tutto questo. Se vogliamo che la guerra finisca «il prima possibile», ha poi avvertito, «dobbiamo prepararci per il lungo periodo», per far capire a Putin che «non ci stancheremo».
Una massima sempre valida da 2000 anni a questa parte. Gli alleati, a Praga, hanno infatti discusso del piano presentato il mese scorso dal sec-gen per sostenere l'Ucraina in modo «robusto e coordinato», portando il coordinamento sotto l'ombrello Nato e assicurando un finanziamento «prevedibile, affidabile e trasparente» per i prossimi anni. Perché non sempre ciò che è stato promesso poi è stato dato. Ovvero il piano da 100 miliardi in 5 anni. Che pare possa essere riformulato, dato che ora si parla di 40 miliardi all'anno ma non si sa per quanto. «Ci stiamo lavorando ma non posso darvi i dettagli, altrimenti mi complico la vita», ha scherzato Stoltenberg a colloquio con i giornalisti alla fine del vertice. Blinken gli ha dato manforte: «Al summit di Washington ci sarà un pacchetto massiccio per l'Ucraina e servirà da solido ponte fino a che non potrà entrare nell'Alleanza». Perché, di nuovo, un invito nero su bianco non è ancora possibile.
Il mantra, d'altra parte, è sempre lo stesso: rafforzando l'Ucraina si rinforza la sicurezza dell'Europa. Il vertice di Praga coincide poi con la fine della maxi esercitazione della Nato Steadfast Defender, la più imponente dalla fine della guerra fredda. «Abbiamo mostrato che siamo in grado di proteggere tutti gli alleati», ha assicurato il generale Cavoli. Ma dalla Russia vengono tuttavia altri pericoli, come gli attacchi ibridi e cibernetici nonché i sabotaggi. «Li vediamo, sappiamo cosa stanno combinando i russi e siamo pronti a rispondere», ha detto Blinken.