Abdul Ghani al-Kikli «è accusato di tortura, sparizioni forzate e uccisioni»
ROMA - Sarà per l'Italia un nuovo caso Almasri? Abdul Ghani al-Kikli, capo della milizia libica Stability Support Apparatus (SSA), accusato di crimini contro l'umanità, è infatti a Roma. A denunciarlo è il dissidente libico Husam El Gomati che su X pubblica una foto che ritrae al-Kikli, insieme ad altre persone, intorno ad un letto d'ospedale dove è ricoverato il ministro libico degli affari interni Adel Jumaa Amer.
Secondo Repubblica.it, che ha per primo diffuso la notizia, si tratterebbe dell'European Hospital dell'EUR dove il ministro libico è ricoverato in seguito ad un attentato.
El Gomati scrive su X che il miliziano «è accusato di tortura, sparizioni forzate e uccisioni e sarebbe nella lista dei ricercati della Corte penale internazionale, secondo alcune fonti».
Al-Kikli sarebbe atterrato a Fiumicino intorno alle 18.00 di ieri, accompagnato da una delegazione libica di alto livello, che poi compare nella foto pubblicata dal dissidente libico.
Secondo Amnesty International la milizia guidata da al-Kikli è stata creata dal governo della Libia nel gennaio 2021 ed è responsabile di uccisioni illegali, detenzioni arbitrarie di cittadini libici, intercettamenti e successive detenzioni arbitrarie di migranti e rifugiati, torture, lavori forzati e altri gravissimi crimini di diritto internazionale.
Al-Kikli, conosciuto come "Gheniwa", è stato nominato capo della milizia SSA «nonostante - scrive Amnesty - le sue ben documentate responsabilità in crimini di diritto internazionale e altre gravi violazioni dei diritti umani. Le milizie sotto il comando di 'Gheniwa' hanno terrorizzato la popolazione del quartiere tripolino di Abu Salim mediante sparizioni forzate, torture, uccisioni illegali e altri crimini di diritto internazionale».
Mentre l'ong Refugees in Libya, in un post su X, afferma che contro al-Kikli «pende una denuncia presentata dal Centro europeo per i diritti umani e costituzionali (ECCHR) alla Corte penale internazionale, in cui viene accusato di almeno 501 episodi di torture, stupri, omicidi e sparatorie».
In realtà al-Kikli non risulta nell'elenco pubblico delle persone per le quali la CPI ha rivelato l'esistenza di un mandato d'arresto, fanno sapere fonti della stessa Corte. Tuttavia, già nel 2017, nel 2018 e più recentemente nel 2024, egli è stato identificato nei rapporti degli esperti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dell'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani come responsabile di gravi violazioni e abusi.
Refugees in Libia conferma che al-Kikli sarebbe arrivato insieme ad altri alti funzionari del governo libico, «inclusi ambasciatori e ministri, per rendere visita a Adel Juma, ministro libico degli affari interni, ferito in un attentato a febbraio e trasferito in un ospedale romano qualche settimana dopo per ricevere cure mediche».