Sul tavolo dell'Ue la riduzione del 15% dei consumi per scongiurare lo scenario peggiore in vista dell'inverno. Il punto
I ministri dell'energia dei 27 Stati membri ne discutono oggi. Un compromesso - tra paletti e deroghe - sarebbe stato trovato e l'accordo dovrebbe essere licenziato entro la fine della giornata.
BRUXELLES - La certezza arriverà solo fra qualche ora, ma da Bruxelles questa mattina filtra aria di un'intesa che è già stata trovata. Il piano di riduzione dei consumi del gas dell'Ue - oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri dell'energia - dovrebbe essere approvato.
Questo affermano fonti diplomatiche comunitarie, citate dall'agenzia tedesca Dpa, e si evince dalle dichiarazioni della commissaria europea all'Energia Kadri Simson, che «si aspetta un accordo politico alla fine della giornata», al termine di quella che prevede sarà «una discussione politica interessante». Per pareggiare l'equilibrio tra i piatti della bilancia i 27 avrebbero infine trovato un compromesso: la conferma di una riduzione del 15% dei consumi, entro il mese di marzo del 2023, da una parte e la concessione di deroghe, destinate ai Paesi più esposti, dall'altra. E il tavolo di oggi servirà a limare ulteriormente le divergenze, alla ricerca di un incastro definitivo.
Se oggi, come detto, l'aria sembra soffiare in una direzione favorevole, ieri la storia era ben diversa. La proposta della Commissione europea di razionare i consumi, per scongiurare l'impatto di un eventuale "worst-case scenario" in vista dell'inverno - che, in parole poverissime, potrebbe avverarsi nel caso la Russia dovesse decidere di chiudere del tutto i suoi rubinetti - ha incontrato qualche opposizione tra i 27. In Italia. In Francia, che si è messa "di traverso" sui tagli uniformi del 15%, spingendo per una soluzione coordinata. In Polonia, che ieri dichiarava che non avrebbe dato luce verde alla proposta di taglio.
Un compromesso tra paletti e deroghe
Nonostante le ostilità, il target non è stato scalfito. La riduzione volontaria del 15% rimane anche nel nuovo testo. Ma vediamo il resto, ovvero i paletti e le deroghe previste. I primi riguardano il meccanismo per far scattare l'allerta sulle forniture. Nella proposta originale della Commissione, questo era nelle mani dell'esecutivo europeo o poteva essere attivato su richiesta di almeno tre stati membri. La nuova versione del testo, scrive Il Sole 24 Ore, prevede invece che sia il Consiglio europeo a votare (a maggioranza qualificata) su proposta della stessa Commissione Ue o di almeno cinque stati membri.
E infine ci sono le deroghe, per le quali sono previste due categorie di applicazione: nella prima rientrerebbero le cosiddette "isole energetiche" - i Paesi la cui rete non è perfettamente integrata con quella europea (come Spagna e Portogallo) -; nella seconda invece troverebbero posto quegli Stati direttamente connessi alla Russia, come i Paesi Baltici.
Queste, in sintesi, sono le carte sul tavolo a Bruxelles. E a questo punto si attende solo la conferma di una svolta che, ieri, sembrava lontana. Ma che l'Ue, come detto ieri da un alto funzionario comunitario, non può permettersi di rimandare. «Non c'è un piano B. Domani (che è diventato oggi, ndr.) è un all in».