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FRANCIAAttal si dimette, ma chi prenderà il suo posto?

08.07.24 - 09:28
Il Nuovo Fronte Popolare dovrà presentare «entro la settimana» il nome nel nuovo primo ministro, ma governare non sarà semplice
keystone-sda.ch (VALENTINA CAMU)
Attal si dimette, ma chi prenderà il suo posto?
Il Nuovo Fronte Popolare dovrà presentare «entro la settimana» il nome nel nuovo primo ministro, ma governare non sarà semplice

PARIGI - Dopo l'esito a sorpresa del secondo turno delle legislative, con la vittoria del Nuovo Fronte Popolare (NFP) che ha sopravanzato il Rassemblement National (RN) - dato largamente per favorito alla vigilia del voto - si pensa subito alla formazione del nuovo governo.

Preso atto della sconfitta della coalizione presidenziale Ensemble, il primo ministro Gabriel Attal si recherà all'Eliseo per rimettere il suo mandato nelle mani del presidente Emmanuel Macron. Il quale ha formalmente il potere di respingerle, ma sembra molto probabile che il nuovo primo ministro sarà espressione del blocco che ha vinto queste elezioni. Come ha dichiarato Jean-Luc Mélenchon, uno dei leader del Fronte, Macron «ha il dovere» di chiamare questa coalizione a governare. Sarà però necessario fare degli accordi per arrivare a ricoprire i 289 seggi necessari per avere la maggioranza assoluta.

La nuova composizione dell'Assemblea Nazionale - Il Nuovo Fronte Popolare, forte dei suoi 182 seggi, potrebbe designare un nome con il voto dei deputati o per semplice acclamazione, come affermano in queste ore alcuni esponenti citati dai media francesi. Ensemble perde la maggioranza relativa (pur reggendo l'urto meglio del previsto) e scende a 163 deputati, mentre il Rassemblement National e gli alleati ottengono comunque un exploit storico con 143 seggi, anche se non è stata la vittoria che appariva a portata di mano. Ci sono poi altri 21 deputati, sparpagliati tra i dissidenti NFP, altri esponenti di sinistra ed esponenti regionalisti o ecologisti.

Una Francia ingovernabile - In queste prime ore gli schieramenti rivendicano il proprio risultato e, chi più chi meno, esclude la possibilità di accordi e alleanze. Nelle prossime settimane le posizioni inevitabilmente si ammorbidiranno, ma in questa prima fase l'Assemblea Nazionale si ritrova spaccata in tre blocchi granitici e apparentemente impermeabili alle istanze degli altri. Si prospetta quindi una prima fase d'instabilità. «Siamo in un’Assemblea divisa, dovremo comportarci da adulti. Dovremo accettare che l’Assemblea nazionale diventi il ​​cuore del potere» afferma Raphaël Glucksmann. «Dobbiamo formare un arco repubblicano di persone pronte a governare, che si affideranno al centrosinistra, ma loro da sole non potranno avere la maggioranza» ha aggiunto la ministra dell'Istruzione Nicole Belloubet.

Un Fronte con delle crepe - Dopo aver accantonato differenze e reciproche antipatie per sconfiggere il Rassemblement National, in seno al Nuovo Fronte Popolare è già scattata l'ora dei distinguo e delle scissioni. Almeno un paio di deputati hanno dichiarato che non faranno parte del gruppo de La France Insoumise in risposta all'espulsione di alcuni deputati in disaccordo con il leader Mélenchon. Una delle dissidenti dell'ultima ora, Clémentine Autain, ha dichiarato che aspira a creare «un nuovo gruppo politico» in un «quadro di democrazia e pluralismo». L'NFP dovrà presentare un candidato premier «entro la settimana», ha dichiarato il leader socialista Olivier Faure. Ci sarà bisogno di «un profilo che possa dialogare con il mondo esterno».

La rabbia degli sconfitti - Intanto arrivano altre reazioni all'andamento del voto di domenica «È un colpo di Stato democratico» ha tuonato Eric Ciotti, il presidente de I Repubblicani schierato al fianco di RN. La maggioranza ottenuta dal Nuovo Fronte Popolare è «un affronto repubblicano, un affronto ai francesi», ha dichiarato Laurent Jacobelli, portavoce di RN. «Siamo il partito leader in Francia con 9 milioni di elettori».

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