James Smith, capo economista di ING: «Maggiore ottimismo»
LONDRA - La Bank of England lascia ancora una volta invariato il livello dei tassi d'interesse britannici al 5,25%, ai massimi storici da 16 anni dopo la sequenza d'interventi al rialzo imposti fino all'anno scorso per fronteggiare l'inflazione.
La decisione, in linea con quelle della Federal Reserve americana e della Banca centrale europea, è arrivata oggi nel rispetto delle attese. Resta così rinviata la prospettiva d'un possibile taglio - invocato da ambienti politici e business per ridare ossigeno a un'asfittica crescita dell'economia - malgrado l'andamento più recente dell'inflazione, calata al 3,2% secondo l'ultimo dato, ma ancora sopra l'obiettivo del 2%.
Si è trattato della sesta conferma consecutiva dei tassi a questo livello da parte del Monetary Policy Committee, organismo decisionale della banca centrale britannica: ma stavolta con 7 voti a favore contro 2, rispetto agli 8 contro 1 dell'ultimo precedente.
In un contesto interpretato a caldo da Ian King, analista economico di Sky News UK, come ulteriore segnale «di tendenza» verso l'avvio di un percorso di tagli che a questo punto potrebbe scattare in estate.
Sulla stessa lunghezza d'onda altri voci della City di Londra come James Smith, capo economista di ING, il quale coglie a sua volta indicazioni di «un maggiore ottimismo» da parte della Bank of England e del suo governatore, Andrew Bailey, spingendosi a ipotizzare il primo taglio «a giugno o più probabilmente ad agosto».
Indicazioni richiamate, seppure con cautela, nelle prime dichiarazioni fatte dallo stesso Bailey dopo la decisione, a margine della conferenza stampa di rito. Il governatore ha parlato di «notizie incoraggianti» sul fronte del carovita, dicendosi «ottimista sul fatto che le cose si stiano muovendo nelle giusta direzione».
Ha poi aggiunto di prevedere che l'incremento dei prezzi sia destinato ad avvicinarsi al target fissato da banca e governo - sotto il 2% - già entro i prossimi due mesi. Ma ha pure avvertito che la Bank of England ha «bisogno di vedere ulteriori evidenze di un'inflazione destinata a rimenare bassa per poter tagliare i tassi d'interesse».
Il Regno Unito è uscito dalla «recessione tecnica» registrata a cavallo della fine dell'anno scorso - a dispetto di un Pil annuale preceduto dal segno + anche nel 2023 - sulla scia di due trimestri consecutivi lievemente in negativo, conferma la Bank of England a margine della decisione odierna sui tassi d'interesse, correggendo inoltre al rialzo le stime sull'andamento attuale dell'economia britannica. Stime rivista per il secondo trimestre del 2024, fra aprile e giugno, dal + 0,1% atteso finora a un + 0,4%
Si tratta di conseguenze legate fra l'altro all'incremento demografico della popolazione, ma anche ai primi effetti positivi attribuiti al taglio fiscale sui contributi previdenziali di milioni di cittadini britannici (National Insurance) introdotto dal governo conservatore di Rishi Sunak con l'ultima finanziaria. In un quadro di «fiducia in crescita tra i consumatori», seppure segnato ancora da investimenti sotto tono, frenati da tracce persistenti «d'incertezza».