L'inflazione (pari al 3%) è bassa rispetto agli standard internazionali, ma ancora al di sopra degli obiettivi della BNS
ZURIGO - La Banca nazionale svizzera (BNS) si appresta ad alzare ulteriormente il suo tasso guida, per far fronte dall'inflazione: le opinioni degli esperti però divergono riguardo all'ampiezza dell'intervento. Tanto più che l'istituto si muoverà giovedì mattina, cioè all'indomani della Federale Reserve, ma prima della Banca centrale europea (Bce), che da parte sua fornirà le sue comunicazioni il pomeriggio.
Proprio la posizione di fronte alla Bce non facilita la situazione per la BNS. Se lo scarto con i tassi praticati nell'Eurozona non sarà ideale potrebbe scaturirne un deprezzamento attualmente indesiderato del franco, con conseguente importazione dell'inflazione europea.
D'altra parte, anche le mosse della Fed svolgono un ruolo importante. Se la banca centrale americana dovesse aumentare i tassi di interesse di riferimento di solo mezzo punto percentuale, ossia di 50 punti base, presso la BNS la bilancia potrebbe pendere verso un ritocco contenuto del costo del denaro, afferma il capo economista di VP Bank Thomas Gitzel.
A differenza della Bce, l'istituto guidato da Thomas Jordan non sta inseguendo l'inflazione. «Già dall'anno scorso ha tollerato un certo rafforzamento del franco per contenere il rincaro importato», spiega Martin Neff, capo economista di Raiffeisen Svizzera. Inoltre la previsione di inflazione a medio termine della BNS - anche in assenza di ulteriori rialzi dei tassi - non indica un superamento della fascia obiettivo di inflazione compresa tra lo 0 e il 2,0%. Di conseguenza non c'è motivo di accelerare la normalizzazione dei tassi di interesse, sostiene Neff.
«Jordan ha detto di ritenere molto probabile un aumento in dicembre, il che è già una dichiarazione assai concreta per il responsabile di una banca centrale», afferma l'esperto, che scommette su una stretta di ulteriori 50 punti base, cosa che porterebbe il tasso guida all'1,0%. «Dopo di che, potrebbe già essere la fine dei rialzi».
Anche la Banca Cantonale Grigione (BCG) si aspetta un ritocco della medesima portata. Secondo gli analisti dell'istituto la BNS terrà conto del recente calo dell'inflazione. Poiché alla fine del prossimo anno l'inflazione si collocherà probabilmente all'interno della fascia obiettivo, è probabile che i tassi di interesse di riferimento rimangano invariati nel 2023.
Gli esperti di Pictet, invece, si aspettano che la BNS aumenti i tassi di altri 50 punti base in marzo, dopo il rialzo di dicembre. Solo allora ci sarà una pausa. Altri economisti, come Gitzel, non escludono un rialzo di 75 punti base giovedì. L'inflazione, pari al 3%, è molto bassa rispetto agli standard internazionali, ma ancora al di sopra degli obiettivi della BNS, viene sottolineato. Inoltre l'attuale livello del tasso di interesse di riferimento, pari allo 0,5%, viene ritenuto ancora molto basso.
«Ma siamo ben consapevoli che la decisione si gioca sul filo di lana», afferma Gitzel. Allo stesso tempo, però, la BNS non vuole certo restare indietro rispetto alle altre principali banche centrali. Lo specialista pronostica quindi con decisione ulteriori aumenti dei tassi di interesse nel prossimo anno. "Un tasso d'interesse di riferimento del 2% ci sembra abbastanza realistico come obiettivo».
Anche la ZKB, la banca cantonale di Zurigo, scommette su una BNS più aggressiva di quanto oggi molti suppongono. Nonostante il recente calo dell'inflazione in Svizzera sussiste il rischio di un nuovo aumento, spiegano gli esperti della banca. A far paura sono in particolare gli aumenti di prezzo importati dall'estero.
Per proteggersi da questa situazione una rivalutazione del franco sarebbe una buona idea, argomenta David Marmet, capo economista della ZKB. Se necessario, la BNS potrebbe accelerare questo processo acquistando valuta estera. Nel complesso l'esperto ipotizza che la BNS aumenterà giovedì il tasso guida di 50 punti base, ma non sono esclusi nemmeno 75 punti base.