Gli analisti di UBS prevedono un rialzo di un quarto di punto nel mese di giugno, ma cosa farà la BNS dipenderà dall'inflazione
ZURIGO - La giornata di giovedì è stata segnata, sui mercati finanziari, dall'atteso rialzo di mezzo punto del tasso guida da parte della Banca nazionale svizzera (BNS). Una mossa finalizzata al contrasto dell'inflazione e che avrà conseguenze sull'economia elvetica (con una maggior crescita del Pil) ma anche sulle tasche dei cittadini (con l'aumento dei prezzi al consumo).
Gli economisti Alessandro Bee e Florian Germanier dell'UBS Chief Investment Office Global Wealth Management, in un loro rapporto, ritengono che il provvedimento arrivato da Berna non sarà l'ultimo. «Ci aspettiamo un altro aumento di 0,25 punti percentuali a giugno, per un livello dell'1,75%». Ulteriori interventi da parte dalla BNS dipenderanno dall'andamento dell'inflazione: «Se nella seconda metà dell'anno si avvicinerà nuovamente al 2%» l'istituto non dovrebbe prendere ulteriori provvedimenti. «I tagli dei tassi d'interesse non saranno probabilmente un problema fino al 2024».
Resta la questione del franco svizzero: la valuta nazionale dovrebbe rafforzarsi rispetto al dollaro statunitense e all'euro nel corso del 2023. «L'inflazione nettamente inferiore in Svizzera rispetto ad altre aree valutarie favorisce un apprezzamento del franco». La BNS punta esplicitamente alle vendite di valuta come strumento per combattere l'inflazione, osservano ancora da UBS.
L'attuale contesto, aggiungono Bee e Germanier, «riflette già l'aspettativa dei mercati dei capitali che la BNS adotterà nuovamente una politica monetaria più restrittiva. Prevediamo quindi che i tassi d'interesse svizzeri si muoveranno lateralmente nei prossimi trimestri, sempre accompagnati da un'elevata volatilità».