La società esiste dal 1874, quando Albert Gebert (1850-1909) fondò a Rapperswil (SG) un'impresa di impianti idraulici.
ZURIGO - Un gabinetto Geberit è un prodotto tipicamente svizzero: «Rappresenta qualità, affidabilità e precisione», afferma Christian Buhl, Ceo del colosso degli impianti sanitari che quest'anno festeggia i 150 anni, in un'intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ).
La società esiste dal 1874, quando Albert Gebert (1850-1909) fondò a Rapperswil (SG) un'impresa di impianti idraulici. Il passo decisivo avvenne nel 1905, con lo sviluppo di una propria cassetta per il WC. «La spiegazione aneddotica è che il fondatore aveva sei figli, tre dei quali morirono di difterite in tenera età. La malattia si diffonde attraverso i batteri e la contaminazione. Gebert era convinto che una cassetta migliore avrebbe migliorato l'igiene».
«Lo sciacquone del gabinetto si è diffuso per la prima volta in Inghilterra alla fine del XVIII secolo, utilizzando una cassetta da cui cade l'acqua», osserva l'esperto con laurea in fisica al Politecnico federale di Zurigo e dottorato in economia a San Gallo. «Queste cassette erano in legno. Gebert era un lattoniere che lavorava il metallo: la sua innovazione fu quella di rivestire la cassetta di piombo. Questo la rese più stabile e sigillata. Migliorò anche le valvole di scarico e di riempimento».
L'azienda cominciò dal 1917 a produrre in grande stile. Nel 1952 vennero fabbricate le prime cassette in plastica, cosa che potenziò ulteriormente il fatturato e nel 1955 arrivò anche il primo stabilimento all'estero, per la precisione nella Germania meridionale.
Ma se la famiglia fondatrice si chiama Gebert - chiede il giornalista NZZ - perché l'azienda ha come ragione sociale Geberit? «È successo quando l'impresa è passata dal metallo alla plastica - risponde il manager numero uno dal 2015. «La desinenza 'it' era considerata moderna all'epoca. Si pensi ad esempio alla bachelite, la prima plastica prodotta industrialmente, oppure ai pannelli in fibrocemento di Eternit. La nostra azienda voleva sembrare moderna».
Non tutte le innovazioni furono peraltro coronate da successo. Nel 1978 Geberit sviluppò Thermoclos, un gabinetto a gas che trasformava le feci in vapore e cenere, un'idea rivelatasi un flop. «Si trattava di un tentativo di soluzione alternativa per la toilette, la cui sua funzione principale è quella di rimuovere le feci umane. Il WC classico lo fa con l'acqua, ma un'alternativa potrebbe essere quella di sciogliere virtualmente le feci sul posto: questa era l'idea. Thermoclos si rivelò però incredibilmente puzzolente: per questo motivo non ha funzionato. L'acqua infatti non solo è un ottimo mezzo di trasporto: lega anche gli odori in modo eccellente».
Oggi Geberit ha nell'assortimento ad esempio una toilette con telecomando, funzione di pulizia e massaggio, doccia per i glutei, doccia per la signora, asciugacapelli, temperatura dell'aria regolabile, riscaldamento del sedile e luce notturna. Chi ne ha bisogno? «Chi desidera parecchio comfort», risponde l'ex dipendente della società di consulenza McKinsey. «Avete davvero bisogno di un apribagagli elettrico in auto? Probabilmente no. Avete bisogno di finestrini automatici? No, ma è più comodo. Pensate a quanto tempo passate in bagno nella vostra vita: potrebbero essere soldi ben spesi per avere un po' più di comodità».
In generale però il WC-doccia stenta a prender piede in Europa. «La prima toilette di questo tipo è stata sviluppata nel 1957 in Svizzera, anche se non da Geberit. Però ancora oggi non è uno standard, a differenza di quanto avviene, ad esempio, in Giappone. Questo ha molto a che fare con le abitudini. Da bambini ci viene insegnato come andare in bagno. È molto difficile cambiare queste abitudini. È anche difficile parlarne, perché è un argomento molto intimo. Bisogna sperimentare personalmente che il WC con la doccia è più piacevole e igienico della pulizia con la carta».
Il 2023 è stato un anno di crisi per il settore della costruzione europeo e il fatturato di Geberit è sceso del 9% a 3,1 miliardi di franchi, per un utile netto in calo del 12%, ma pur sempre di tutto rispetto: 617 milioni. Malgrado ciò il gruppo ha investito il 27% in più nei suoi stabilimenti. «In una crisi, avete molte più opportunità di distinguervi dalla concorrenza», spiega il dirigente di nazionalità svizzera. «La gente ha bisogno di servizi igienici, questo è certo come l'amen in chiesa - sottolinea - «Bisogna avere il coraggio di investire proprio nel momento in cui la concorrenza è in agguato«.
Secondo Buhl la grandezza dell'impresa ha anche una funzione protettiva nei confronti di tecnologie dirompenti. «Supponiamo che Elon Musk sviluppi una toilette completamente nuova, ad esempio un Thermoclos che funziona. Ma se ciò accade Musk dovrà anche convincere centinaia di migliaia di idraulici in Europa della bontà della nuova tecnologia: installatori molto tradizionali, con i quali abbiamo mantenuto ottimi rapporti per decenni. Questo ci dà il tempo di adattarci».
Oltre a Elon Musk, qual è la sfida più grande per Geberit? «Evitare l'arroganza - risponde il presidente della direzione - È facile sedersi e mettersi comodi, è fondamentale non perdere il controllo e non sopravvalutarsi. Il successo ha spesso a che fare con le coincidenze. Anche il fatto che Albert Gebert abbia progettato una cisterna in cantina poco prima di morire è stato probabilmente un po' una coincidenza. Non poteva certo immaginare che sarebbe diventata una storia di successo», conclude l'imprenditore.