Martino Marconi, membro di coordinamento della Gioventù Comunista
MORBIO INFERIORE - «La situazione è seria». Questo uno slogan dell’ufficio federale della sanità pubblica sulla situazione sanitaria che noi tutti conosciamo. La situazione è talmente seria che l’esercito è intervenuto su tutto il territorio federale, e con lui è ritornata l’idea che «l’esercito è utile».
Ci tengo a ricordare, però, che i civilisti sono al servizio della collettività da ben prima di questa pandemia, mentre l’esercito, negli ultimi anni, ha per lo più solo sparato. Negli ultimi decenni, i civilisti hanno svolto opere a favore della collettività, senza che però nessuno lo ricordi.
Ogni giorno migliaia di civilisti prestano servizio in tutto il paese in svariati settori, dal mantenimento dal patrimonio artistico a quello naturale, dalle cure ospedaliere alle case anziani; servizio ben più lungo (una volta e mezza) di quello dei coetanei in grigioverde e in settori delicati che oggi più di ieri si vedono essere di importanza strategica per la salute pubblica.
Nonostante l’impegno che questi giovani impiegano nello svolgere il loro servizio, essi sono sempre più bistrattati dalle politiche di destra: non dimentichiamoci del progetto di riforma del servizio civile in discussione alle camere federali, che inasprirebbe le condizioni di ammissione e limiterebbe le possibilità di impiego dei civilisti.
Sembra che la politica federale si sia dimenticata del lavoro che i civilisti profondono in favore della collettività, pubblicizzando l’intervento di un «esercito utile», proprio mentre questa riforma sta per essere approvata dalle camere.
Vorrei però anche sottolineare che i civilisti fungono soltanto da aiuto ai professionisti, e non sono da considerare come personale formato.
Non si pensi dunque di sopperire alla mancanza di personale sanitario con l’impiego di civilisti: occorre assolutamente un serio investimento nella sanità, la quale deve essere pubblica e accessibile a tutti.
In tal senso, occorrerà in futuro anche formare più personale sanitario (in Svizzera infatti viene formato il 50% degli infermieri in meno di quanto necessario) e abolire il numerus clausus nelle facoltà di medicina!