Daniel Mitric, presidente Giovani Liberali Radicali Ticinesi
L’iniziativa contro gli accordi bilaterali non concerne unicamente l’accordo sulla libera circolazione delle persone ma anche l’accordo sulla ricerca, tra la Confederazione Svizzera e l'Unione europea. Come anche la pandemia di coronavirus ha dimostrato, nell’ambito della ricerca non si può agire in solitaria ma sono indispensabili collaborazioni a livello internazionale.
Se l’iniziativa verrà accettata, questo sarà un duro colpo per le nostre università e l’attività di ricerca, in Svizzera ma soprattutto in Ticino, dove la dimensione più piccola dei nostri principali attori rende ancora più importante la possibilità di accesso a reti internazionali. Tutto ciò lo abbiamo già parzialmente sperimentato nel 2014, dopo l’accettazione dell’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”. La Svizzera venne momentaneamente declassata a Paese terzo nella partecipazione a «Orizzonte 2020», venendo esclusa da diverse componenti fondamentali. In reazione a ciò, il numero di nuove partecipazioni svizzere a programmi di ricerca europei crollò considerevolmente. Questo non ha certamente precluso alle università svizzere di fare ricerca. Tuttavia, ha precluso la possibilità di accaparrarsi i ricercatori migliori, perché il prestigio dei programmi di ricerca europei è inarrivabile per la Svizzera.
Come nel calcio, i migliori giocatori vogliono giocare la Champions League, nella ricerca i migliori ricercatori vogliono partecipare a dei programmi di ricerca prestigiosi. Nel 2021 partirà il nono PQR con il nome di «Orizzonte Europa». Rispetto al programma precedente, il budget dovrebbe alzarsi ulteriormente, da 70 a quasi 100 miliardi di euro. Inoltre, non dimentichiamoci che quando parliamo di università e di ricerca, parliamo anche di moltissime PMI che direttamente o indirettamente sono coinvolte nei vari progetti. Queste offrono posti di lavoro ad alto valore aggiunto e generano benessere sul nostro territorio. Vogliamo davvero rinunciare a tutto questo, indebolendo le università e compromettendo la posizione eccellente del nostro Paese quale centro di ricerca e innovazione? Per noi giovani, che siamo il futuro di domani, per la Svizzera e le sue PMI, votiamo un convinto e chiaro NO il prossimo 27 settembre.