Jacopo Scacchi Membro di comitato Giovani Verdi
Terrei a replicare alle frasi che sono state spese dal membro di coordinamento della Gioventù Comunista Martino Marconi, apparse in un articolo pubblicato recentemente. Marconi, rivolgendosi direttamente al sottoscritto, ribadiva la sua posizione e quella del suo partito in merito alla modifica della legge sul CO 2 e metteva in discussione le motivazioni che personalmente mi hanno portato ad esprimermi a favore di tale modifica.
Vorrei dissociarmi, qualora dovesse essercene nuovamente bisogno, dalla sottaciuta insinuazione secondo la quale gli interessi ambientali del nostro partito sono disgiunti da quelli sociali. Egli ricorderà bene che questo tema è stato toccato più volte in occasione della tavola rotonda promossa dalla GISO il 24 maggio 2020.
Citando una mia presa di posizione avvenuta durate lo stesso dibattito - al quale partecipava anche Martino Marconi – ricordo che il nostro partito sostiene una politica fondata sulla naturale convivenza di diritti sociali e ambientali. Vogliamo la giustizia climatica: le misure da attuare non devono penalizzare le persone più fragili dal punto di vista economico e geografico.
Dobbiamo però essere consapevoli che una transizione senza sacrifici è inverosimile e che dobbiamo impegnarci affinché questi sacrifici siano i meno dolorosi possibili e non pesino sulle spalle dei più deboli.
Terminata la difesa delle posizioni del partito, terrei a spiegare nuovamente il mio punto di vista e il mio ragionamento.
Mi rammarico anzitutto per scelta del canale e per il fine polemico con i quali è stata richiesta una mia spiegazione. Ma questo, cito, è un appunto di forma. Il motivo della dichiarazione che Martino non ha condiviso, era il personale dispiacere dovuto alle posizioni di alcune sezioni cantonali dello Sciopero per il Clima. Mi riferisco nello specifico alle motivazioni per le quali si richiede il referendum, che sarebbero da ricondurre alla poca efficacia della legge sul CO 2 e alla possibile intenzione di lanciare un’iniziativa ben più incisiva. Obiezioni condivisibili se non fosse che, ormai, non abbiamo più tempo. Infatti è proprio questo – “non abbiamo più tempo” – lo slogan che anche io (e probabilmente pure lui), insieme alle ragazze e ai ragazzi dello Sciopero per il Clima, gridavamo e grideremo per le strade.
Ciò detto, il nostro stesso appoggio a una legge che chiaramente non ridistribuisce gli introiti in maniera equa, è una testimonianza dell’urgenza delle misure da prendere. Questa legge non è incisiva ed efficiente come si auspicherebbe perché è frutto di una democrazia del consenso. Questa forma di democrazia nasce in paesi culturalmente frammentati e permette a tutte le forze politiche e sociali di essere rappresentate nel processo decisionale. Secondo il politologo Arend Lijphart, questo è anche il caso della Svizzera. Per questo motivo gli allontanamenti politici dallo status quo risultano essere molto lenti. Avendo preso coscienza di questo e della necessità impellente, come mai prima d’ora, di un cambiamento, ritengo tuttora opportuno accettare qualsiasi passo, seppur breve, nella direzione della svolta. Augurandomi in un prossimo futuro dei provvedimenti più incisivi ed equi. Queste sono le considerazioni che speravo avrebbero fatto le sezioni cantonali dello Sciopero per il Clima.
La mia posizione, fondata su una definizione autorevole di compromesso, e che nulla ha a che fare con l’esempio fuorviante della legge sulla caccia, mi pare essere tutto meno che una «leggerezza logica» inaspettata. Tutti vogliamo la giustizia climatica, e la scelta che tu Martino inviti a prendere, nonostante abbia un impatto retorico notevole, è una non-scelta.