Adriano Alari (PLR Riviera) e Dajana Paravac (PLR Caslano)
Siamo contrari all’iniziativa popolare “Sì al divieto di dissimulare il proprio viso” al voto il prossimo 7 marzo perché la riteniamo discriminatoria e irrispettosa nei confronti delle donne e di alcune minoranze del nostro Paese. Il primo problema lo si individua già nella denominazione dell’iniziativa. I promotori utilizzano una terminologia neutra, senza fare riferimenti specifici, mentre il dibattito politico che la sta accompagnando si concentra unicamente sul divieto di burqa e niqab. L’islam viene, inoltre, descritto dagli iniziativisti in modo negativo, con l’utilizzo di termini quali radicalismo, estremismo, oppressore e straniero. Sarà perché il loro intento è quello di non far apparire l’iniziativa per quello che è, e cioè discriminatoria? Dalla retorica da loro utilizzata si direbbe di sì.
“È importante sottolineare che non sono molte le donne che indossano il burqa o il niqab nel nostro Paese. Secondo lo studio recente condotto da Andreas Tunger-Zanetti, direttore generale del Centro per lo studio delle religioni dell’Università di Lucerna, solo tra le 20 e le 30 donne portano il burqa o il niqab in Svizzera. Si tratta perciò di un fenomeno praticamente inesistente e un divieto provocherebbe solo discriminazione e ostilità. Inoltre, un divieto a livello nazionale non sarebbe d’aiuto alle donne toccate da questo fenomeno, ma anzi peggiorerebbe le loro condizioni. Queste donne rischierebbero la marginalizzazione. Ci sono modi migliori per difendere la “dignità di queste donne”, a mio giudizio. Ricordiamoci, inoltre, che indossare il burqa è spesso una scelta personale e un divieto sarebbe un attacco alla libertà di espressione e di religione. Oltretutto, un eventuale divieto non riguarderebbe unicamente le poche donne portatrici di burqa e niqab nel nostro Paese, bensì ogni singolo cittadino svizzero.” (Dajana Paravac)
“L’ordinamento giuridico vigente prevede tutt’ora delle conseguenze nei confronti dei familiari che obbligano una donna ad indossare il burqa/niqab contro la propria volontà, che possono esser condannati per coazione. La Svizzera, inoltre, è orgogliosa della propria costituzione liberale, che garantisce una serie di libertà che oggi possono apparire scontate, ma in realtà non lo sono. Ce ne siamo accorti l’ultimo anno, durante il quale abbiamo subito una grande restrizione dei nostri diritti. Un’imposizione concernente il modo di vestirsi sarebbe contraria alla tanta professata responsabilità e libertà individuale e potrebbe rappresentare un precedente per ulteriori limitazioni e discriminazioni in futuro.” (Adriano Alari)
Concludiamo con la seguente citazione del filosofo liberale ottocentesco John Stuart Mill, che ben si adatta al tema: “La sola libertà che meriti questo nome è quella di perseguire il nostro bene a nostro modo, purché non cerchiamo di privare gli altri del loro o li ostacoliamo nella loro ricerca. (…) Gli uomini traggono maggior vantaggio dal permettere a ciascuno di vivere come gli sembra meglio che dal costringerlo a vivere come sembra meglio agli altri.” Vi invitiamo dunque a respingere un’iniziativa illiberale, superflua e discriminatoria il prossimo 7 marzo 2021!