di Sandro Rusconi, vice presidente ATsGP
Primavera inoltrata. Per alcuni è tempo per riporre in naftalina i nomi dei campioni degli sport invernali e per riabituarsi ai nomi delle star estive, per altri è tempo di grandi pulizie o di ginnastica e diete in vista della "prova costume". Per gli allevatori è invece tempo per rimettere a pascolo libero le greggi. Con preoccupazione crescente e sempre in ansia per qualche spiacevole sorpresa.
La sorpresa spiacevole non è arrivata dal bosco, bensì dall'Associazione Gruppo Lupo Svizzera (Wolf Gruppe Schweiz, WGS) con il comunicato stampa dal titolo provocativo: "Cause della crescita della popolazione di lupi in Svizzera: chi semina cervi raccoglierà lupi".
Il comunicato (disponibile solo in tedesco) è accompagnato da una tabella dove si confrontano i dati della densità di prede e predatori fra il Parco di Yellowstone (PY) e il Canton Grigioni (GR) (www.gruppe-wolf.ch).
Tralasciando il fatto che un paragone fra il PY e il cantone GR non è scientificamente valido, fosse solo per i livelli infinitamente diversi di antropizzazione, ricordiamo che con quel mini-studio il WGS intendeva inizialmente contestare le recenti esternazioni di non meglio definiti "esponenti delle autorità e delle cerchie contrarie al reinsediamento del lupo". In tali esternazioni si affermava appunto che la densità di lupi in alcuni territori svizzeri (vedi Canton GR) ha ormai superato i livelli del PY.
Dati alla mano, i responsabili del WGS hanno dovuto ammettere che effettivamente le affermazioni sono sostanziate. Infatti, se consideriamo la zona della Surselva (dove risiedono i branchi), la densità di lupi risulta di 2.36 esemplari per 100 km2 rispetto al valore di 0.7 del PY. Quella che per il WGS è motivo di soddisfazione rimane per tutti noi invece fonte di preoccupazione e irritazione.
Ancor più impertinente è la conclusione secondo cui l'alta densità di lupi e la loro rapida proliferazione siano da ricondurre alla maggiore densità di ungulati nel Cantone GR (8.59/km2 per GR rispetto a 2.63/km2 per PY). A parte la sorprendente banalità di questa spiegazione, visto che anche i lupi svizzeri non sono vegani, non possiamo esimerci dal leggere in questa affermazione una malcelata soddisfazione per la piena riuscita dei piani di re-inselvatichimento (rewilding) promossi da decenni dalle cerchie ambientaliste.
Questi piani, ben articolati nei documenti della IUCN (International Union for Nature Conservation) e ripresi anche dal gruppo WISO della Convenzione delle Alpi, prevedono appunto che prima di favorire il reinsediamento di grandi carnivori è necessario assicurare la diffusione e la protezione delle prede.
Con quel sottotitolo dal tono beffardo ("chi semina cervi raccoglierà lupi") il GWS si profila in maniera inequivocabile come orgoglioso complice delle strategie di rewilding, che sono pensate proprio per eliminare gli insediamenti umani e lo sfruttamento pastorizio al di sopra dei 1000 metri di quota. Rimane comunque interessante costatare come nei Media questo sottotitolo sibillino non sia stato riportato, denotando a nostro avviso una tendenza editoriale perlomeno ambigua.
Ancora più cinica suona la sfida alle autorità nella conclusione del comunicato: "Chi volesse ridurre il numero di lupi dovrebbe innanzitutto ridurre la popolazione di ungulati". Come a dire: "Care autorità, adesso che siamo riusciti con un persistente lavaggio del cervello ad aizzare così bene l'opinione pubblica urbanizzata contro la caccia, provateci pure ad allentare leggi e regolamenti per l'abbattimento degli ungulati!".
La comprova di questo atteggiamento negativo nei confronti della caccia la troviamo nella modalità con cui anche questa frase è stata ripresa in maniera morbida dai Media, che hanno preferito nasconderla a metà del testo, facendola seguire dalle considerazioni sui "rilevanti" danni arrecati dalla selvaggina alle foreste di protezione. Ciò che viene attualmente riproposto nel Canton Grigioni con la polemica sulla caccia invernale a cervi e caprioli sottolinea le vere dimensioni dell'onda anti-caccia che da tempo si sta ingrossando.
Visto che l'associazione WGS è uscita allo scoperto, da parte nostra raccogliamo volentieri la sfida. Vogliamo proteggere le foreste senza dover lasciare proliferare i lupi? Ebbene sì!
Chiederemo ai nostri governi quanto siano disposti a porre un freno alla prima fase di rewilding, restituendo all'attività venatoria piena dignità e funzione. Questo significa sfoltire i regolamenti sulla caccia da clausole volutamente penalizzanti e assurde. Significa pure rinunciare a proporre le numerose zone di tranquillità per favorire la riproduzione di ungulati come previsto da decreto governativo del 14 aprile 2021.
Se davvero cervi e caprioli sono una seria minaccia per le foreste, non possiamo lasciare l'incombenza di regolamentazione ai lupi, che la loro presenza penalizzano il già duro lavoro degli allevatori.
Vogliamo scommettere sulla risposta?