Piero Marchesi, Consigliere nazionale e Presidente UDC Ticino
Il cambiamento climatico è un problema? Si. La Svizzera può fare di più e meglio per combattere il fenomeno? Si. La Svizzera da sola può risolvere il problema a livello globale? No. Nuove tasse sono la risposta? No.
Queste quattro semplici domande ci danno la possibilità di inquadrare bene il tema in votazione il prossimo 13 giugno, ovvero la nuova Legge sul CO2 e di capire che quanto posto in votazione non sia ragionevole.
La Svizzera produce solamente lo 0,1% del CO2 mondiale, ovvero una millesima parte di tutta la produzione globale. La Cina produce il 27%, meno di una giornata di questo paese equivale a tutta la nostra produzione annua. Gli USA producono il 15% e l’India il 7%. Con questi dati è piuttosto evidente che se Cina e USA adottassero i nostri standard ecologici attuali, il problema sarebbe pressocché risolto. La Svizzera dal 1990 a oggi, ha ridotto del 14% le emissioni di gas a effetto serra, e questo malgrado la popolazione sia aumentata per effetto dell’immigrazione di due milioni di persone. I dati del 2018 attestano che la nostra produzione pro capite di CO2 equivaleva a 4,3 tonnellate annue, della Germania 9 e dell’Austria 7. Ben 16 quella degli USA.
La nuova legge sul CO2 non è solo sbagliata, ma pure dannosa. Sbagliata perché non fornirà alcun risultato tangibile in termini di riduzione delle emissioni, perché indipendentemente dall’aumento delle tasse a carico di automobilisti, proprietari e inquilini di casa, le emissioni rimarranno tali. Dannosa perché gli unici risultati che fornirà saranno quelli di impoverire - ulteriormente - i cittadini e le PMI, che impossibilitati di “essere più virtuosi” dovranno semplicemente pagare. Il residente nelle valli ticinesi che dovrà ancora utilizzare l’automobile per recarsi al lavoro e scaldare l’abitazione a gasolio, continuerà necessariamente a farlo e per questo spenderà molti più soldi. Infatti, la legge prevede un aumento delle tasse sui carburanti fino a 12 cts. al litro, la quasi triplicazione delle tasse sugli oli da riscaldamento e vincoli un po’ in tutti i settori dell’economia. Per fare questo lo Stato dovrà gestire il prelievo delle nuove tasse – dalle zone periferiche - e la ridistribuzione dei proventi – nelle città - con un aumento importante della burocrazia, già oggi spropositata. l tutto a carico dei contribuenti.
Le conquiste sociali, economiche e ambientali sono sempre state raggiunte grazie al progresso tecnologico. Piuttosto che tassare “i comportamenti non virtuosi” si promuova la ricerca e l’innovazione, che saranno terreno fertile per la creazione di posti di lavoro e ricchezza per tutti, a maggior ragione in un periodo di grave crisi economica come quella in atto.