Marco Battaglia, co-presidente verdi liberali Ticino
Era il 24 giugno 1988 quando il celebre New York Times pubblico in prima pagina il grafico dell’aumento della temperatura media mondiale, catapultando il tema al centro del dibattito politico internazionale. In quei giorni davanti al Senato americano, fu il Dr. Hansen, allora direttore della NASA, a presentare i preoccupanti risultati che dimostravano inequivocabilmente il cambiamento climatico in atto. Quell’anno la temperatura media in Svizzera fu di 4.5°C. Nel 2020 ha raggiunto i 6.8°.
La Svizzera non è certamente rimasta a guardare e si è impegnata fin dall’Accordo di Kyoto agli inizi degli anni ’90 a ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra. Lei, come la quasi totalità dei Paesi che hanno sottoscritto l’accordo, non ha però raggiunto gli obiettivi prefissati. Le emissioni complessive di gas a effetto serra sono diminuite in Svizzera del 13% dal 2007 e del 15% rispetto al livello del 1990 (fonte: UFAM). Se l’obiettivo non è stato raggiunto, c’è comunque di cui ben sperare poiché la riduzione di gas a effetto serra grazie a nuove tecnologie e misure politiche quali incentivi e tasse approvate negli ultimi decenni, hanno comunque permesso all’economia di progredire e aumentare la ricchezza collettiva. La popolazione è inoltre aumentata a prova che è possibile decarbonizzare il nostro sistema liberale senza creare ingiustizie, costi eccessivi e troppa burocrazia.
Il tempo è un altro fattore chiave. Nel lontano 2007 in Parlamento si parlava di una strategia per una Svizzera a impatto neutrale sul clima entro il 2020 (si veda ad es. la mozione 07.3706 di Filippo Leutenegger PLR). Ebbene non solo sono trascorsi 14 anni, ma nel frattempo i nuovi obiettivi della Legge sul CO2 parlano di una Svizzera neutrale per il clima entro il 2050 (un posticipo di 30 anni). Chi si oppone a questa Legge perché non la ritiene sufficientemente incisiva, si rende complice di creare un ulteriore vuoto politico come successo, per altre ragioni, 14 anni fa. Un nuovo lungo e complesso processo legislativo sarà necessario prima di giungere a un nuovo compromesso. Se la concordanza è la forza della democrazia svizzera, la lentezza nel processo è la sua debolezza. Sfruttiamo questa forza approvando ora la Legge sul CO2 invece di dover rimandare al mittente a tempo indefinito la soluzione del problema.
Dall’altra parte c’è chi si oppone alla nuova Legge perché modifica la struttura dei costi. È innegabile che quando si cambia uno statu quo vi sia chi paga qualcosa in più e chi qualcosa in meno (in questo caso i costi sono contenuti e ponderati equamente in base al comportamento di ognuno). I contrari riconoscono poi a ogni occasione che il problema del cambiamento climatico esiste e necessita di una soluzione. Ciononostante bocciano puntualmente ogni proposta. Con questa logica nessuna proposta andrà mai bene. Ci saranno sempre costi sui quali imbastire una campagna contraria o motivi per procrastinare. Il tempo però scorre ineluttabile e la salute del clima continua a peggiorare.
La nuova Legge sul CO2 non è perfetta, ma crea le basi per una politica climatica più efficace che permetterà di ridurre le emissioni e fornire i mezzi alla ricerca, all’incentivo di comportamenti più sostenibili, al risanamento energetico e all’innovazione tecnologica. Invito quindi gli scettici su tutti i fronti politici a riflettere con responsabilità sul voto del 13 giugno. Affossare la Legge vuol dire tirare il freno a mano senza sapere se e quando ci doteremo di una Legge tanto urgente quanto necessaria per proteggere il clima del nostro Paese.