Niki Paltenghi, militante della Gioventù Comunista
Il 13 giugno saremo chiamati a votare sull’iniziativa «per acqua potabile pulita e cibo sano» il cui intento sarebbe di ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura elvetica.
La prima lacuna sta nel suo carattere punitivo e non propositivo, che pone i contadini in condizioni ancora più stringenti delle attuali “Prove che le esigenze ecologiche sono rispettate (PER)”.
Il foraggio è senza dubbio meglio produrlo che comperarlo, visto che mica lo regalano, ma come mai gli iniziativisti non si battono per garantire ai contadini maggiori terreni e facilmente lavorabili? Penso agli ettari in piano su cui decadono capannoni in disuso, testimoni di una fragile modernità snaturata dall’essenziale, legalmente espropriabili dal Cantone come proposto dalla mozione di Ay e Ferrari del 16.09.2019.
Come mai, per combattere gli antibiotici a titolo preventivo, non propongono d'incrementare i sussidi agli agricoltori che non ne impiegano, salvaguardando maggiormente la nostra sovranità alimentare? Un concetto chiave che di questi tempi dovrebbe risaltare per un’alimentazione sana e locale, indipendente da una catena globalizzata.
Come mai per combattere l’impiego di pesticidi non ponderano gli importatori di derrate prodotte con esigenze minori, la cui concorrenza forza altri agricoltori a impiegare queste sostanze?
La seconda lacuna di questa iniziativa, per noi la più grave, è di evocare specifiche restrizioni per l’ambito agricolo escludendo dalla riflessione il mercato in cui esso si iscrive. Facile dunque rimproverare gli effetti senza citare la causa, definendo gli agricoltori come i soli responsabili di questo fardello ambientale.
L’iniziativa vuole limitare i pagamenti diretti senza neanche citare la loro natura paradossale: queste assurde sovvenzioni sono un sistema con cui la Confederazione, e dunque tutti i cittadini, soccombono ai limiti di un’economia devota alla competitività – persino negli ambiti primari come quello alimentare – incapace di retribuire correttamente i contadini elvetici (ed esteri), e di dare spazio ai loro prodotti. Sia coloro che operano meno ecologicamente, che coloro che lavorano in perfetta simbiosi con la natura che ci circonda.
Se veramente si vuole incidere a favore dell’ambiente, sarebbe ora di delineare e risolvere con coraggio le storture di un mercato agroalimentare che è tutto fuorché sostenibile, e smetterla di proporre leggi anti sociali che martellano la sempre più rara minoranza lavorativa di questo settore. Minoranza che produce con impegno, salvaguardando il paesaggio, risorse reali: alimenti locali.
Se volete urlare all’untore, non rivolgetevi al produttore di derrate che opera in modo discutibile ma piuttosto all’imprenditore che lo getta in concorrenza con lavoratori spagnoli, marocchini, indonesiani, ecc. A coloro che importano da monoculture intensive, pulendosi la coscienza perché bio o vegan. A chi non esita a erodere le condizioni sociali dei lavoratori della terra, accollandogli le colpe di una produzione scorretta.
Questa martellante austerità verso gli ultimi – che probabilmente pagheremo caro – né ricorre a soluzioni socialmente accettabili, né tantomeno individua le dinamiche economiche come cause motrici del nostro impatto ambientale. Dunque soltanto quando saranno garantite sia la sicurezza economica di questa fasce sociali, che la nostra sovranità alimentare, saremo pronti a responsabilizzare i nostri agricoltori.
Invitiamo dunque a votare no all’iniziativa «per acqua potabile pulita e cibo sano», e un forte sì alla Sovranità alimentare nella Costituzione, decisamente più propositiva e condivisa dal mondo rurale, promossa dal Partito Comunista.