Diego Baratti, Presidente Giovani UDC
Non è mia intenzione in questo articolo andare a discutere dell’efficacia o meno del vaccino o delle misure di contenimento della pandemia di Covid-19. Per discutere di queste tematiche mediche e scientifiche non ho né le conoscenze né le competenze per farlo.
Quello che però posso proporre in questo articolo è quello di discutere le implicazioni a livello politico. Infatti, da doppiamente vaccinato posso comprendere che ci siano delle persone che nel caos e nel bombardamento di informazioni e notizie (a volte anche false) da media e social media abbiano deciso di attendere o di rinunciare alla vaccinazione. E come biasimarli? D’altronde neanche io ero proprio tranquillo quando ho sentito che in Scandinavia è stato vietato ai miei coetanei lo stesso vaccino a me
somministrato in Svizzera.
Eppure, come ha ribadito più volte anche il Consigliere Federale Alain Berset, la vaccinazione non è obbligatoria ed è e resta una libera scelta di ogni cittadino.
Ma questa libertà in realtà è semplicemente fittizia. Infatti, l’obbligo di aver un certificato covid valido per partecipare alle più normali ed essenziali attività della nostra vita rappresenta di fatto un obbligo vaccinale indiretto. Non si parla solo della possibilità o meno di andare a ballare in discoteca, ma bensì di grandi limitazioni che possono avere effetti anche sul futuro di noi giovani a lungo termine: diverse scuole professionali e università hanno infatti deciso di introdurre l’obbligoì del certificato per frequentare le lezioni, creando così dei costi eccessivi per molti studenti legati al continuo tamponarsi, che in alcuni casi superano perfino il costo mensile di un appartamento. In questo caso è l’accesso alla formazione ad essere limitato, e ciò sulla base di fattori prettamente medici. Ma non finisce qua: Chi non si vaccina non può più partecipare alla vita sociale con gli stessi diritti degli altri. Il certificato serve da controllo di entrata in molti settori della vita sociale: per eventi sociali, sportivi e culturali come concerti e spettacoli teatrali, visite negli ospedali come anche per eventi politici e addirittura sul posto di lavoro.
Ma come ben sappiamo e abbiamo imparato durante il lockdown, l’uomo è un essere sociale e ha bisogno delle interazioni con gli altri per vivere. Non stiamo forse oggi impendendo ad un gruppo di persone di esercitare questo fabbisogno, che poi è quasi un diritto?
Stiamo incombendo nel rischio di creare una società a due classi in cui solo i vaccinati hanno accesso all’istruzione e alla vita sociale, mentre i non vaccinati sono sistematicamente discriminati.
In questo modo, lo stato continuerà a creare una società a due velocità nei settori della scienza, della ricerca e degli affari, allevando un’élite vaccinata e dando solo a loro l’accesso all’istruzione, mentre rende questa opportunità impossibile per le persone che la pensano diversamente o che hanno ancora dei legittimi dubbi sul vaccino.
Per questo io da vaccinato mi oppongo al certificato. Perché discrimina, rende più difficile la vita sociale e lavorativa delle persone solo in base ad un fattore medico. È il momento di andare a riprenderci le nostre libertà, essenziali per la nostra vita, togliendo al Consiglio Federale quei pieni poteri che per troppo tempo oramai sta esercitando, votando NO il prossimo 28 novembre alla legge Covid-19.