Matteo Buzzi, consigliere comunale Verdi, Locarno
La guerra di qualsiasi tipo essa sia è un crimine contro l’umanità. L’invasione russa dell’Ucraina è quindi inaccettabile. In questo momento alla sofferente popolazione ucraina servono ben poco le ragioni geopolitiche che hanno portato al conflitto bellico o i sermoni di benaltrismo che comparano questa guerra con altre fatte dagli USA o dalla NATO e le relative incoerenti mosse dell’Occidente, servono invece passi concreti per portare il più velocemente possibile ad un cessate il fuoco e alla fine della guerra. Di fronte ad un dittatore senza scrupoli con a disposizione una forza militare nettamente superiore a quella dell’Ucraina vien da chiedersi se la via migliore sia il “tanto peggio tanto meglio” scelto dal governo Ucraino su probabile consiglio dei vari esperti militari occidentali: mobilitazione obbligatoria di tutti gli uomini abili al combattimento (anche volontari provenienti dall’estero) e conseguente resistenza armata fino alla fine anche grazie al massiccio invio di armi da parte di molti paesi occidentali. Tutto questo per infliggere le perdite militari più pesanti possibili alla Russia (alla fine anche perdite umane in termini di soldati russi). Pur essendo difensiva , questa scelta basata sull’escalation militare, oltre a non considerare eventuali effetti collaterali imprevedibili e potenzialmente devastanti (vedi guerra nucleare, scontri e incidenti nei pressi delle centrali nucleari), porterà a migliaia di vittime supplementari, soprattutto civili, aumenterà i profughi, causerà la distruzione di ulteriori infrastrutture e abitazioni che poi dovrebbero forzatamente essere ricostruite con onerosi sforzi finanziari.
Di fronte alla grave violazione del diritto internazionale e al crimine russo siamo impotenti, spiazzati ed è comprensibilmente difficile vedere un’alternativa alla guerra. Ricette facili non esistono. La ricerca della pace con metodi nonviolenti non è purtroppo ancora considerata, radicata ed insegnata a tutti livelli come possibile alternativa. La risposta di molti governi europei alla guerra ucraina è stata infatti l’aumento delle spese militari, non certo degli investimenti nella pace e nel disarmo. In questo momento penso però che si debba cercare invece una soluzione pacifica valorizzando il dialogo, la solidarietà, il compromesso e quelle forme di resistenza nonviolenta alla guerra e all’oppressione: il sostegno ad ogni forma di negoziato, il sostegno alle manifestazioni contro la guerra in Russia e in Ucraina, il sostegno ai disertori e agli obiettori di coscienza russi e ucraini, il blocco dell’afflusso di armi nelle zone di conflitto, l’uso mirato dello strumento delle sanzioni economiche e del boicotto. Con il cuore siamo un po’ tutti con l’encomiabile resistenza ucraina (anche se io l'avrei preferita nonviolenta) ma razionalmente è piuttosto evidente che buttando benzina (armi) sul fuoco si otterrà solo un prolungamento della guerra e un ulteriore peggioramento della situazione umanitaria.
A questo punto, ammesso che la società civile russa e le sanzioni non riescano a far cambiare rapidamente idea al Cremlino, è probabile che solo una resa dell’Ucraina con una dichiarazione di cessate il fuoco unilaterale possa essere la svolta che permetta di interrompere la guerra e far partire un processo diplomatico e negoziale. Certo il costo di questa mossa potrebbe significare la perdita temporanea della democrazia, il dover accettare uno statuto neutrale e/o il dover fare concessioni territoriali, ma permetterebbe di evitare il peggio alla popolazione ucraina limitando vittime e distruzioni. La possibile parziale perdita della libertà democratica sarebbe comunque solo temporanea perché credo che un vasto movimento di resistenza civile nonviolenta accompagnato da pesanti ma mirate sanzioni economiche contro l’entourage che comanda al Cremlino e da una grande solidarietà internazionale, sarebbe in grado di riportare la democrazia senza spari e nel pieno rispetto di tutte le componenti della popolazione ucraina.