C’è chi sostiene che l’energia atomica rappresenti un elemento imprescindibile per decarbonizzare i nostri sistemi energetici. I fautori del nucleare più ottimisti, addirittura, promettono che le tecnologie della “fusione” e della “trasmutazione” permetteranno di ridurre al minimo il rischio di incidenti catastrofici e i rifiuti radioattivi.
Esperti del settore sottolineano tuttavia che le due tecnologie, per quanto promettenti, presentano ancora numerosi problemi tecnici (nel campo della fusione nucleare, p. es., bisogna allo stato attuale immettere nel reattore più energia di quanta se ne riesca a ricavare) e che, di conseguenza, i tempi di realizzazione sono ancora molto lunghi (si parla di minimo vent’anni).
Gli elevati costi di produzione che ne conseguono costituiscono anche il motivo per cui, come ha dichiarato recentemente il presidente del consiglio d’amministrazione di Alpiq (la più grande azienda elettrica elvetica), è “praticamente impossibile trovare investitori, banche o assicurazioni per finanziare nuovi impianti”.
Ora, i problemi che accompagneranno la transizione energetica si delineano sul breve-medio termine (pensiamo alle penurie temporanee di elettricità che potrebbero verificarsi nei prossimi inverni). Al contempo, le alternative pulite, decentralizzate e rinnovabili presenti sul nostro territorio stanno diventando sempre più redditizie, come illustra l’esempio dell’energia elettrica di origine solare (il cui prezzo è crollato dell’85% nell’ultimo decennio).
Anche i progressi nello stoccaggio di energia elettrica sono sempre più palpabili. La notizia è passata un po’ inosservata, ma il primo luglio in Vallese è entrata in funzione una delle centrali di pompaggio-turbinaggio più potenti d’Europa, che permette d’immagazzinare l’energia elettrica in eccedenza, restituendola nei momenti in cui la domanda supera l’offerta.
Per aumentare notevolmente la quota di energie rinnovabili nel mix elettrico e garantire così la sicurezza dell’approvvigionamento è però necessario – oltre all’aumento dell’efficienza energetica e alla riduzione dei consumi – accelerare la “svolta solare”.
Il Ticino, in particolare, che può vantare di aver montato il primo tetto fotovoltaico in Europa (sulla mensa della scuola tecnica superiore di Trevano nel 1982) ma che oggi è l’ultimo della classe in Svizzera (il fotovoltaico produce 4,2% di elettricità da noi rispetto al 6% medio degli altri cantoni confederati), ha un potenziale di crescita enorme. La recente iniziativa parlamentare dei granconsiglieri verdi, che esige l’obbligo d'installazione del fotovoltaico su tutti gli edifici, va nella giusta direzione. Il dibattito sul nucleare è fuorviante. Non lasciamoci sfuggire l’opportunità di un vero cambiamento in chiave sostenibile.
Rocco Vitale, membro Giovani Verdi