Carlo Zoppi, Lugano
Leggendo le notizie nelle ultime settimane, fra canicola opprimente, siccità storica e la drammatica separazione Totti-Blasi, si possono notare diversi approcci e strategie fra gli stati europei di fronte allo stesso problema: una possibile penuria di gas e di elettricità nel prossimo inverno.
Paese serio
Manca il gas, dobbiamo preparare la popolazione e l’economia ai possibili problemi che potrebbero esserci. Abbiamo ancora i prossimi mesi estivi per prepararci.
Facciamo una strategia con degli scenari, prepariamo dei piani di risparmio e facciamo delle scorte. Sottoponiamo al parlamento una serie di misure eccezionali che pagheremo con un contributo che chiederemo alle sorelle degli idrocarburi sui maxi ricavi che si sono fatti negli ultimi mesi. Proponiamo dei biglietti/abbonamenti per il trasporto pubblico a prezzi simbolici e valutiamo un tetto massimo al prezzo del gas. Investiamo massicciamente su altre fonti di energia rinnovabili e differenziamo il più possibile gli approvvigionamenti.
Svizzera
Il governo rassicura la popolazione che se davvero mancherà l’energia tanto sarà l’industria a doversi fermare. Naturalmente i diretti interessati non sono felici della cosa. Inizia la politica corporativa, le industrie affermano che non possono fermarsi. I partiti e i rappresentanti di categoria dicono la loro senza arrivarne a una. L’unità nazionale è già zoppa dopo il primo minuto. Il ministro delle finanze di uno dei paesi più ricchi del mondo annuncia che non sgancerà un ghello per le difficoltà legate all’aumento dei costi dell’energia, che tanto la popolazione è ricca lo stesso per pagare di più l’energia.
Annunci un piano di gestione della crisi che stai preparando, ma lo comunicherai alla popolazione solo a fine agosto, tanto i cittadini, le aziende, le autorità cantonali e comunali non devono mica prepararsi.
Sui domenicali e a pezzettini, poco alla volta, si capisce che la situazione potrebbe essere complicata e che è lecito attendersi delle interruzioni temporanee ai rifornimenti. Per preparare il terreno e iniettare fiducia nella popolazione, si pensa bene di organizzare al Medienzentrum le temibili conferenze stampa, con il tipico stile comunicativo da pandemia Covid, che già a suo tempo aveva funzionato bene e non aveva suscitato malumori. Gli svizzeri, da brave formiche previdenti, capiscono che forse l’inverno sta veramente arrivando a Westeros e cominciano a fare scorta di legna, pellet, stufe elettriche e quant’altro. Le autorità continuano a non pubblicare il piano ma ci tengono a puntualizzare che le nuove stufe elettriche che la popolazione ha acquistato nell’attesa di ricevere informazioni potrebbero essere proibite quest’inverno.
Prossimi passi à suivre. Forse alla prossima sciagura per l’umanità saremo finalmente pronti ad affrontare la nuova crisi. O forse potremmo approfittare dell’emergenza attuale per fare veramente una transizione energetica seria, con una riduzione degli sprechi, una differenziazione degli approvvigionamenti e una maggiore produzione interna di energia da fonti rinnovabili. Cose di cui si parla da anni, ma importare energia dall’estero era troppo conveniente per muoversi prima. Rendere il paese meno vulnerabile dagli shock energetici provocati da autocrati con il rubinetto in mano e il vizietto di invadere paesi sovrani non era evidentemente prioritario.