Massimiliano Robbiani, Candidato per il Gran Consiglio, Lega dei Ticinesi
Far politica per tanti anni a volte rischia di creare in chi la fa la convinzione di sapere tanto e di vedere con lucidità dove e come salvare il mondo. In realtà sappiamo poco e vediamo a volte ancor meno perché con il passare del tempo tendiamo a picchiare sempre sugli stessi chiodi. Per quanto mi riguarda ho sempre sentito una forte affinità con i temi legati all'ingiustizia sociale, agli sprechi, al peso del frontalierato. Mi sono poco occupato di altre realtà che ora stanno iniziando a suscitare il mio interesse. Parlare della necessità di avere finanze sane è come mettersi a parlare del sesso degli angeli.
Si può dire tutto e il contrario di tutto. Ognuno tira l'acqua al suo mulino e da decenni non si riesce a venirne ad una. Lo Stato fa come meglio può ma, a mio modo di vedere, altrettanto non fa una parte di chi vive grazie ai soldi pubblici. Non sono un uomo di cultura e nemmeno lo diventerò. Riconosco però il ruolo che la stessa ha nella nostra società e nella crescita delle menti dei nostri giovani. C'è una parte di questo mondo culturale ticinese che è virtuosa, che sa finanziarsi, sa dimostrare che la cultura ha un aspetto economico da tenere in considerazione. Altri, invece, non riescono a uscire dalla mentalità secondo la quale "di cultura non si può vivere e lo Stato ci deve pagare". Fra i virtuosi c'è il Film Festival di Locarno. Fra i non esemplari l'Orchestra della Svizzera italiana, la Fondazione che le gravita attorno e il Museo d'arte ospitato al Lac. Si accumulano deficit di gestione, altrettanti se ne prevedono e l'unico correttivo chiesto è quello preteso dell'aumento del contributo pubblico. Così non va e stupisce che lo stesso Stato (o meglio i servizi che dovrebbero occuparsene attivamente) subiscano supinamente le richieste davvero ingiustificate di questa parte della nostra cultura. Senza nulla togliere ai prodotti che sono sicuramente di qualità, bisogna che il Cantone sappia dire «adesso è giunto il momento di occuparvi del vostro finanziamento privato».
Non voglio avvitarmi nella ricerca di spese eccessive, di voli in jet privati o di campagne marketing esorbitanti. Voglio invece chiedere perché il DECS o la città di Lugano non sappiano mostrare la via giusta da imboccare, finanziariamente parlando. A me poco importano i toni alti dei tromboni, non quelli di ottone, ma di chi siede nei vari Consigli di amministrazione o in quelli di Fondazione. A me importa che anche la cultura sia uguale per tutti, per tutti quelli che la fanno. Di buonissimi esempi in Ticino ne abbiamo. Sarebbe il caso di imparare da loro facendo diminuire le spese dello Stato per la pigrizia di pochi.