Giuseppe Cotti, Vicesindaco di Locarno, Capo dicastero Educazione e Istituto per Anziani San Carlo.
Fare sport migliora la salute, e guardarlo è fonte di ispirazione per miliardi di persone: queste cose le sanno tutti, ma in Ticino lo sport è una specie di parente povero della politica. Non è tanto e non è solo questione di finanziamenti per le infrastrutture sportive: è per la scarsa, scarsissima rilevanza che lo sport ha nei dibattiti parlamentari – salvo quando occorre discutere, per l’ennesima volta, se conviene rinnovare i crediti per sostenere le stazioni invernali.
Eppure, lo sport è attorno a noi, ed è un tema che tocca tutti. In una società sempre più sedentaria e sovrappeso è un elemento chiave per la salute pubblica. Visto che la famiglia spesso non è più un punto di riferimento, o lo è meno, la politica ha inoltre il compito di valorizzare il potenziale dello sport nella sua funzione educativa.
Se lo sport di massa è un valore indiscusso, per tutta la popolazione, un discorso a parte va dedicato allo sport di élite – una realtà che in Ticino, come sappiamo bene, è anche un importante veicolo promozionale per il territorio. Quanti dei turisti tedeschi che vediamo oggi sul lungolago di Ascona hanno conosciuto la nostra regione grazie ai campi di allenamento della loro Nazionale di calcio?
Ma non ci sono solo i campioni stranieri che scelgono di allenarsi in Ticino. Abbiamo molti giovanissimi atleti che si impegnano al massimo per cercare di primeggiare. Ragazze e ragazzi che fanno una vita molto dura, nonostante la giovanissima età – fra scuola, sessioni quotidiane sul ghiaccio, campi di allenamento fuori Cantone, continue competizioni, anche oltralpe e all’estero.
È una vita di sacrifici che non coinvolge soltanto l’atleta, ma tutta la famiglia che lo sostiene. Alcuni sono fortunati e possono permettersi le spese e le rinunce necessarie a finanziare questo sogno. Tantissimi altri, meno privilegiati, sono invece lasciati soli a se stessi; non esistono infatti aiuti diretti per le loro famiglie, il che spesso li costringe ad abbandonare l’attività – per ragioni puramente finanziarie. È una durissima sconfitta per loro, ma lo è soprattutto per il mondo sportivo ticinese e svizzero.
Questa situazione per me è un chiaro sintomo del fatto che al nostro Cantone manca una vera e propria cultura sportiva: la cultura che porta a sostenere le giovani speranze sportive – ma lo stesso discorso può valere per l’arte e la musica. So bene che per alcuni colleghi politici lo sport non è una priorità, e magari non è nemmeno una cosa troppo seria. Magari hanno ragione, vista la crisi finanziaria che stiamo vivendo. Ma andate a dirlo a una tennista che si allena tutti i giorni per diventare professionista. O a un piccolo calciatore che magari sarà buono solo per le leghe minori, ma ha il diritto di potersi allenare su un prato in condizioni decenti, e non su un campo di patate.
Quando parliamo di sport, perciò, faremmo sempre bene a considerare la questione non solo dal punto di vista finanziario. In gioco ci sono temi come la promozione della salute, l’immagine internazionale della Svizzera, l’unificazione delle sue diverse culture e l’integrazione di chi arriva dall’estero – ma anche la promozione della convivenza pacifica e tanti altri valori profondamente elvetici. L’aspetto democratico, civico e sociale è centrale in tutta la storia dei nostri movimenti sportivi. In gioco c’è sempre la crescita dei nostri giovani, e quindi dell’intero Paese.