Giuseppe Cotti, Vicesindaco di Locarno, Capo dicastero Educazione e Istituto per Anziani San Carlo.
Rimettere la famiglia al centro del dibattito politico è un impegno serio, che merita di non essere trattato come uno slogan elettorale. Il partito al quale appartengo la considera la priorità politica numero uno, e credo profondamente che sia la scelta giusta – perché quando la famiglia funziona abbiamo un punto fermo per affrontare, come individui e come società, tutte le sfide che la vita ci pone davanti.
Il problema è che oggi la scelta di costituirsi una famiglia si è trasformata in una specie d'impresa eroica – un rompicapo che, per molti, è impossibile da risolvere. La conseguenza più evidente è il crollo delle nascite, che non può più essere sottovalutato – anche solo per le conseguenze che la denatalità provoca al nostro sistema pensionistico. Il compito della politica, perciò, è chiaro: fare in modo che la decisione di «mettere su famiglia» torni a essere una tappa naturale nel processo di maturazione delle persone.
Guardando con attenzione, ci accorgiamo allora che le finanze sono uno dei più forti fattori dissuasivi. Il potere di acquisto delle famiglie è infatti il primo a soffrire, quando i costi aumentano – basta dare un’occhiata alla fattura per i premi dell’assicurazione malattia. Un’altra ragione che incide sicuramente sulla decisione di costituire una famiglia è che educare i figli sta diventando una sfida sempre più complicata. Non è un mistero che nelle nostre scuole assistiamo da anni alla moltiplicazione dei disturbi comportamentali, sempre più frequenti e complessi.
Trovare soluzioni a questi problemi oggettivi non spetta ai singoli, ma alla politica. Il nostro dovere nei prossimi anni sarà perciò non solo di permettere alle persone di conciliare meglio famiglia e lavoro, o d'introdurre incentivi fiscali – dovremo considerare tutti i possibili strumenti d’aiuto per i genitori, ad esempio offrendo formazione e consulenza anche all’interno di contesti lavorativi.
Crescere una figlia o un figlio, ogni figlio, è un compito dal quale dipende il futuro della società – perché la famiglia non è solo un istituto sociale per l’«allevamento di futuri adulti». Legami familiari solidi, infatti, sono una risorsa decisiva per il benessere degli anziani.
Conosco il mondo della terza età molto bene, grazie al mio ruolo di Presidente dell’Istituto per anziani San Carlo – una delle case anziani più importanti del Sopraceneri. Mi accorgo ogni giorno di quanto i familiari curanti siano essenziali, anche per la collettività – perché è la dedizione di queste persone, oggi più di 50.000 in Ticino, a permettere ai loro cari di vivere più a lungo in casa propria, nella fase finale della loro esistenza.
La nuova Pianificazione integrata sugli anziani dedica giustamente ai familiari curanti un capitolo, ma anche in questo caso occorrerà pensare a nuovi modi di valorizzare il loro ruolo – per esempio adottando deduzioni fiscali per le prestazioni di cura e assistenza fornite, e misure per aumentare la conciliabilità fra l’attività professionale e i doveri di assistenza.
La famiglia abbraccia ognuna delle generazioni che compongono la nostra società. Se la politica di questo Cantone tornerà a metterla al centro dell’attenzione, muoveremo un primo ma decisivo passo per assicurarci il benessere di tutti.