Carlo Zoppi, Capogruppo PS/PC/FA Consiglio comunale Lugano.
LUGANO - Ci sono crisi talmente grandi che non possono venire ignorate, titoloni sui giornali, trasmissioni d’informazione monopolizzate e indignazione di massa che portano a risposte rapide e decise. Ci sono invece crisi che si mostrano un pezzo alla volta, nel tempo, difficili da inquadrare nella loro ampiezza e che per lo più vengono relativizzate da decisori politici e addetti ai lavori. L’impennata dei costi della vita per la popolazione dovrebbe essere uno dei problemi principali del nostro presente ma emerge poco alla volta, somministrata alla popolazione a piccole dosi che se sommate fanno veramente spavento. L’aumento dei prezzi dei trasporti pubblici, il costo dell’energia, il caro affitti e non si contano più le stangate sui premi cassa malati. Le ripercussioni sociali di questi rincari colpiscono duro il ceto medio, le famiglie e le persone che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese.
Le cause di questi aumenti sono diversificate ma non difficili da identificare. La pandemia e l’interruzione forzata delle catene di approvvigionamento hanno sicuramente intaccato un sistema economico globale basato sulla delocalizzazione della produzione, su filiere troppo lunghe e sul just in time, «non faccio scorte di magazzino perché quando mi serve un pezzo di ricambio lo ordino». Principi della globalizzazione che oggi funzionano sempre meno e che fanno parte di un passato che difficilmente tornerà. Le banche centrali hanno anche intrapreso con insolita decisione la via dell’aumento dei tassi d’interesse generando costi extra alla popolazione. Economisti più competenti di chi scrive mettono in discussione l’utilità di queste misure in quanto l’inflazione europea non è dovuta a un eccesso di domanda, ma a un mix di fattori fra cui i costi dell’energia e decisioni politiche ed economiche sbagliate accumulate negli ultimi anni.
E la politica che fa? La maggior parte dei partiti niente oltre agli appelli di rappresentanza e messaggi di comprensione. L’economia è una bestia da assecondare, non da ricondurre sul selciato del buon senso e poco importa se la rana alla fine resterà bollita nel pentolone. Eppure è proprio il sistema economico il primo a subire danni da un impoverimento in massa di fette importanti della popolazione che hanno sempre meno risorse da investire e consumare.
È chiaro che la sfida è enorme e affrontarla richiederebbe un’azione combinata di tutti i livelli istituzionali, ognuno nel proprio ramo di competenze. I problemi strutturali e macroeconomici spettano a Confederazione e cantoni che dovrebbero occuparsi di salari e caro vita. I comuni svolgono invece un importante ruolo di prossimità al cittadino offrendo i propri servizi di sostegno senza pretese di avere un impatto economico duraturo ma piuttosto sociale di primo intervento. Anche la Città di Lugano è sollecitata e lo sarà sempre più in futuro e dovrà essere pronta a sostenere la sua popolazione. Le persone gestite dagli assistenti sociali nel 2022 sono state 700, contro le 622 del 2021 (+ 12.5%). Circa il 13% sono famiglie. Da 164 colloqui di consulenza con i diversi servizi nel 2021 siamo passati a 477 nel 2022. Bisogna esserne consapevoli e come comune sarà importante continuare ad investire nel personale e nel suo aggiornamento continuo, nella formazione, in servizi specializzati e costruire sinergie con gli attori presenti sul territorio. Pena dell’inazione politica sarebbe il consolidamento di sacche di povertà e di disagio con il rischio di tensioni sociali e violenze evitabili. Fantasie? Non proprio. Nel 2022 in città sono state registrate un +37% di casi di liti rispetto al 2021 che hanno dato parecchio da lavorare ad addetti e agenti. Insomma, bisogna agire, pianificare, comunicare e coordinare!