Raoul Ghisletta, segretario VPOD Ticino
Il Consiglio federale propone il cerotto delle 38 ore settimanali per i soli infermieri.
Il Governo ticinese dal canto suo pensa di aver già risolto metà dei problemi dopo l’approvazione parlamentare nel 2022 del messaggio PRO-SAN 2021-2024 per il rafforzamento della formazione professionale nel settore sanitario.
Il Sindacato del personale pubblico e sociosanitario VPOD Ticino ha un’idea molto diversa in proposito: e questo dopo aver consultato nel 2022 il personale sociosanitario e socioeducativo sulle possibili soluzioni ai mali del settore.
Nel 2022 dopo un’ampia consultazione del personale sociosanitario e socioeducativo ticinese il Sindacato VPOD Ticino ha elaborato (con l’aiuto del compianto avv. John Noseda) e poi ha lanciato l’iniziativa popolare “per cure sociosanitarie e prestazioni socioeducative di qualità”. Essa è stata depositata all’inizio del 2023 con 7'500 firme valide ed è stata dichiarata ricevibile dal Parlamento ticinese il 12 dicembre 2023.
La posizione del Consiglio di Stato è contraria all’iniziativa ed è illustrata in un penoso messaggio (n. 8395) datato 24 gennaio 2024.
Ora si aspetta la decisione della Commissione sanità e socialità del Gran Consiglio, che verosimilmente a maggioranza sarà contraria all’iniziativa, visti i chiari di luna finanziari imposti dal mantra morisoliano.
Cosa propone l’iniziativa popolare ticinese?
Sono cinque i punti dell’iniziativa, che verrebbero inseriti in una legge quadro cantonale del settore sociosanitario e socioeducativo, la quale si applicherebbe sia alle strutture sociosanitarie e socioeducative gestite direttamente dal Cantone, sia a quelle private contrattualizzate con il Cantone.
I cinque punti spaziano su ambiti diversi:
1. definire condizioni lavorative minime valide per tutto il settore sociosanitario e socioeducativo, in modo da garantire una maggiore attrattività̀ ed una maggiore durata delle carriere professionali (evitare l’abbandono precoce);
2. codificare i diritti di pazienti e utenti;
3. introdurre una valutazione indipendente e trasparente della qualità nelle strutture;
4. creare organi di mediazione per pazienti, utenti e personale;
5. codificare l’alta sorveglianza parlamentare sul settore.
Dopo le recenti mobilitazioni e rivendicazioni di piazza appare sempre più urgente che la politica e l’opinione pubblica si chinino seriamente su questa iniziativa popolare, che permetterebbe di togliere pressione al settore sociosanitario e socioeducativo, la cui situazione critica di fondo viene indubbiamente peggiorata dai tagli del decreto Morisoli.