Matteo Buzzi, deputato in Gran Consiglio Verdi, Locarno
Il prossimo 24 novembre voteremo sull’ampliamento di alcuni tratti della rete autostradale svizzera. Sebbene questo progetto miri apparentemente a migliorare la situazione, in realtà porterà a un aumento del caos viario nelle zone urbane, andando contro gli sforzi per ridurre il traffico e promuovere una mobilità più sostenibile.
L’ampliamento della rete autostradale attira un maggior numero di veicoli, come dimostrato dal fenomeno del "traffico indotto". Questo significa che, quando una strada viene resa più accessibile e scorrevole, diventa una scelta più appetibile per gli automobilisti, portando così a un aumento del volume di traffico complessivo. Studi in Svizzera e nel resto del mondo confermano questo fenomeno: creare più strade genera inevitabilmente più traffico, specialmente quando queste nuove vie collegano zone ad alta densità abitativa. Ad esempio, l'Ufficio federale delle strade ha già segnalato che un ampliamento nella Svizzera francese (tratto Le Vengeron/Coppet) genererà traffico aggiuntivo, con ingorghi inevitabili entro pochi anni. Un circolo vizioso che si ripete e che finirà per intasare nuovamente le strade, senza alcun beneficio duraturo per la mobilità. Il fatto che in definitiva è l’offerta stradale determina la domanda di mobilità è evidente anche se si considera ad esempio l’aumento del traffico tra il 1980 e il 2020: la popolazione è aumentata del 30% ma il traffico del 60%.
In un contesto finanziario difficile, nel quadro della transizione energetica ed ecologica, con una popolazione che aumenta e un territorio con spazio che scarseggia, bisogna investire le preziose risorse a disposizione mettendo la priorità assoluta sui mezzi di trasporto più efficienti e che generano minori costi esterni (inquinamento, danni al clima, rumore, incidenti, stimano annualmente in 19.5 miliardi di franchi) che la collettività deve comunque assumersi. Solo i progetti su cui voteremo costano almeno 5.3 miliardi di franchi, probabilmente di più a causa dell’aumento dei costi. Si tratta di molto denaro che dovrebbe invece essere investito con urgenza nei mezzi più efficienti (trasporto pubblico e mobilità dolce) o in via eccezionale in quei pochi tratti puntuali dove non vi è ancora un collegamento autostradale. Dal 1990 i prezzi dei trasporti pubblici sono raddoppiati, mentre il costo del trasporto motorizzato privato è rimasto pressoché invariato, anzi, tenendo conto dell'inflazione, sarebbe addirittura diminuito. Bisogna cambiare le priorità e promuovere veramente le alternative.
Infine in un contesto territoriale già sotto pressione è estremamente preoccupante sacrificare ulteriori ettari di preziosi terreni coltivati, rare aree di rotazione delle colture e foreste sull’altare dell'espansione delle autostrade.
Il 24 novembre voterò un chiaro NO: per una mobilità sostenibile e per meno ingorghi a beneficio di tutte e tutti, automobilisti compresi.