Regolando 4-6, 6-3, 6-4, 7-6(3) Nick Kyrgios, Djokovic ha vinto per la quarta volta consecutiva a Wimbledon
Con il successo londinese, Nole è salito a quota 21 Slam in carriera.
LONDRA - Un grande, generoso ma imperfetto Nick Kyrgios non è riuscito a firmare l'impresa: Novak Djokovic si è confermato re a Wimbledon.
Al termine di una finale combattuta, il serbo numero 3 delle classifiche mondiali ha piegato 4-6, 6-3, 6-4, 7-6(3) l’australiano, garantendosi così il quarto successo consecutivo sull’erba londinese. E il 21esimo titolo in carriera in uno Slam.
Rafa Nadal, fermo a quota 22, è nel mirino; Roger Federer, impantanato a 20, è invece stato (definitivamente?) superato.
Come prevedibile alla vigilia, il match è stato tutt’altro che a senso unico. Nella sua unicità, con i suoi alti e bassi conditi da colpi esaltanti come anche da momenti difficili, l’australiano si è confermato un pessimo cliente per Novak. Soprattutto per il Novak versione 2022, sempre fortissimo ma meno marziano.
Senza mostrare alcun timore reverenziale e per nulla “arrugginito” dalla pausa forzata portata dal ritiro di Nadal, il 27enne nativo di Canberra è stato brillantissimo fin dai primi scambi riuscendo, già al quinto game, a piazzare il break. Poi ha “semplicemente” tenuto la battuta (senza concedere palle break) portando a casa, con imprevista comodità, il primo parziale. Come già capitatogli durante lo Slam, preso uno schiaffo Nole si è ridestato: non si è abbattuto ma, anzi, ha saputo alzare l’asticella. È tornato a essere solido al servizio, ha quasi azzerato le occasioni concesse al rivale e… si è rimesso in carreggiata. Rubata la battuta nel quarto game e salvate quattro palle break nel nono (Kyrgios è stato avanti 40-0), in 40’ ha infatti rimesso il match in parità. E in altri 50’ ha addirittura messo il naso avanti. “Colpa”, in questo caso, del numero 40 della classifica ATP il quale, quasi perfetto per tutto il terzo set, si è fatto soffiare la battuta proprio nel momento meno indicato: nel nono game. Djokovic ha così potuto salire 5-4 e poi chiudere nel gioco successivo.
Scosso ma non certo demoralizzato, Kyrgios ha saputo velocemente ritrovare il bandolo della matassa e, nel quarto parziale, tornare a graffiare. Ha attaccato, insistito e anche rischiato; non è in ogni caso mai riuscito a creare problemi - in risposta - al serbo, che l’ha così cucinato a fuoco lento fino al tie-break. Lì, poi, cotto a puntino, ne ha fatto un sol boccone per il quarto trionfo consecutivo sotto gli occhi dei reali inglesi. Il settimo totale. Monarchia? Sa, quasi, di dittatura…