«Sfottò e polemiche argentine? Anche in Ticino, nelle serie minori…»
Arno Rossini: «Gli sfottò fanno parte del gioco. I comportamenti premeditati sono quelli da condannare».
DOHA - Lo scatto che ha immortalato la gioia argentina e le lacrime olandesi, quello nel quale Otamendi sfotte platealmente gli avversari, ha fatto il giro del mondo. In quella foto c'è tutto: festa, entusiasmo, disperazione, tristezza, rabbia e cattiveria. O forse quest'ultima no. Perché in fondo il difensore dell'Albiceleste, che ha reagito a una provocazione, non ha fatto nulla di male. Giusto?
«È stato un istante - è intervenuto Arno Rossini - e credo che in fondo gli sfottò e le stilettate facciano parte del gioco. Oltre a quel momento, ormai iconico, in Argentina-Olanda ci sono per esempio state anche le polemiche di van Gaal e le parole al vetriolo di Messi. Tutto ciò ha reso emozionante quel quarto di finale. Tutto ciò, per come la vedo io, è nato e morto sul campo. In quei momenti, davvero, nemmeno ti accorgi se un avversario ti sta prendendo in giro».
Eppure, anche dopo i rigori, i protagonisti della sfida non se la sono mandata a dire.
«Realmente, credo che quello che si è percepito dall'esterno sia molto diverso da quello che hanno vissuto all'interno. A quei livelli, i giocatori sono quasi tutti compagni nei club o comunque si conoscono molto bene. L'eccitazione ti fa dire e fare cose magari non bellissime. Ma il tutto dura un pugno di secondi e negli spogliatoi è già dimenticato. Scene del genere si vedono su ogni campo del mondo. Anche qui in Ticino. Basta andare a guardare una partita delle serie minori: se è un po' tirata gli animi si scaldano. Normalmente, però, al triplice fischio dell'arbitro tutto torna alla normalità. È quindi solo il contesto a essere diverso, estremamente diverso. Non la sostanza. Per quel che riguarda il Qatar la cassa di risonanza è ovviamente gigantesca».
L’adrenalina giustifica i comportamenti sopra le righe?
«Più che le scintille al termine di un incontro tanto importante, con una posta in palio tanto grande, a mio parere sono da criticare i comportamenti premeditati. L'ormai famosa aquila bicipite che incendia gli incroci tra Svizzera e Serbia o il festeggiamento di Xhaka con la maglia di Jashari… quelli sì sono da condannare, quello è stato il peggio. Più che ai messaggi negativi, vorrei in ogni caso dare peso a quelli positivi. L'abbraccio tra Modric e Casemiro al termine di Croazia-Brasile, per esempio. O quello tra il figlio di Perisic e Neymar. Questi sono i gesti che dovrebbero essere messi in risalto».