Lo rivela uno studio realizzato per conto dell'Ufficio federale per l'uguaglianza fra donna e uomo
BERNA - Le donne sono rimaste più penalizzate degli uomini dalle conseguenze negative della crisi del coronavirus. I compiti supplementari fra le mura domestiche, in particolare per chi ha figli, hanno ridotto le capacità lavorativa, indica oggi uno studio effettuato dall'istituto Sotomo realizzato per conto dell'Ufficio federale per l'uguaglianza fra donna e uomo (UFU).
Le misure prese dal Consiglio federale per evitare la diffusione del coronavirus hanno avuto un impatto particolare per le persone con bambini a carico. Tra il 24% e il 32% - a seconda dei mesi - delle donne con figli al di sotto dei 16 anni hanno indicato che la loro capacità di lavoro è diminuita a causa dei doveri di accudimento e dell'insegnamento a distanza.
Il sondaggio conferma quanto già indicato da alcuni studi all'estero, ovvero che donne e uomini non sono toccati nella stessa misura dalla crisi, rileva l'UFU. Entrambi i sessi hanno tuttavia percepito l'onere di accudimento come aggravio nella stessa misura, sebbene "anche in Svizzera siano state più le donne a dichiarare di avere meno tempo per l'attività professionale". In particolare, indicano i dati, ciò è avvenuto per le donne con un buon livello di formazione.
In aumento nel periodo di confinamento sono stati anche i conflitti nell'economia domestica: un quinto delle persone interpellate ha dichiarato di aver vissuto più tensioni rispetto a prima. Con il passare del tempo, è aumentata la quota di uomini che percepivano tensioni e conflitti domestici, mentre quella delle donne è leggermente diminuita.
Lo studio è stato condotto in quattro fasi tra il 22 marzo e l'8 giugno. Per ogni fase, precisa l'UFU, hanno partecipato in media 30'000 persone.