Sinora la SECO ha ricevuto 275 segnalazioni per presunti abusi
La consigliera nazionale PS Gabriela Suter chiede che vengano rafforzati i controlli
ZURIGO - A causa della crisi del coronavirus, le aziende hanno richiesto in massa il lavoro a orario ridotto. Eppure, tale misura non viene rispettata da tutti, come emerge da uno studio britannico a cui ha preso parte anche una economista dell'Università di Zurigo: quasi due terzi dei novemila intervistati hanno infatti ammesso di lavorare di più.
Con il lavoro ridotto, l'azienda incassa un'indennità per determinate ore di lavoro che non possono essere svolte. Ma se la prestazione avviene comunque, è obbligatoria la segnalazione allo Stato. «Altrimenti non sarebbe un'assicurazione sociale per i lavoratori, bensì una sovvenzione per le imprese» afferma l'esperto di risorse umane Matthias Mölleney, che con convinzione aggiunge: «Il fenomeno esiste anche in Svizzera».
Sinora alla Segreteria di Stato dell'economia (SECO) sono pervenute 275 segnalazioni per presunti abusi nell'ambito del lavoro ridotto. Le autorità non indicano però quante di queste sono state confermate. Secondo la consigliera nazionale PS Gabriela Suter i casi sarebbero comunque numerosi: «Ci sono lavoratori che mi hanno raccontato di aver dovuto timbrare presto, continuando però poi a lavorare ancora per diverse ore».
Durante la crisi, la procedura semplificata per la richiesta del lavoro ridotto è utile per gli organi di esecuzione e per le aziende. «Ma purtroppo apre anche la porta agli abusi» afferma ancora Suter, chiedendo quindi che la SECO adotti ulteriori provvedimenti e rafforzi i controlli contro tali abusi.