Tracciamento dei contatti, responsabilità individuale, o misure obbligatorie. Che strada prenderà il Consiglio federale?
Sotto un aspetto sembrano essere tutti d'accordo: bisogna evitare un secondo lockdown.
BERNA - La Svizzera dovrebbe cambiare strategia nella lotta contro il coronavirus?
La questione si rende particolarmente attuale dal momento che il Canton Zurigo ha dichiarato di non riuscire più a seguire con esattezza la catena dei contagi: il contact-tracing non sembra poter far fronte all'aumento repentino dei contagi.
Nonostante le autorità abbiano negato l'esistenza di problemi di questo genere, anche secondo Pietro Vernazza, medico a capo della Divisione malattie infettive dell'Ospedale cantonale di San Gallo, l'attuale strategia (che prevede tamponi, tracciamento, quarantena, e isolamento) non può più essere mantenuta.
Gli scenari che potrebbero entrare in gioco sono quattro. Chiaramente, i loro limiti non sono fissi, e la Confederazione potrebbe decidere di sviluppare una strategia con determinati elementi da ciascuno
Strategia 1: Continuare così - C'è chi sostiene che bisogna proseguire, in ogni caso, con la strategia in corso al momento. Una strategia che ha il compito di impedire un secondo lockdown.
A sostenere questa linea c'è il noto epidemiologo, e membro della Task Force Covid della Confederazione, Marcel Tanner: «La cosa più importante ora è tenere alta la concentrazione e proseguire gli sforzi nella ricerca dei contatti». Con la strategia attuale, infatti, si sa dove avvengono le trasmissioni e i Cantoni possono intervenire in modo mirato.
Inoltre, secondo Tanner, «se le autorità dovessero emanare altre misure, la popolazione non ne sarebbe per niente contenta», in quanto ci sono già numerose persone insoddisfatte, che si sentono limitate e sotto una «dittatura sanitaria».
Strategia 2: Responsabilità individuale - «È responsabilità del cittadino non diffondere il virus». È questo il principio, insieme alla protezione dei gruppi a rischio, del modello svedese nella lotta contro il coronavirus. La responsabilità personale è al centro della strategia, con mascherine volontarie, lavoro da casa consigliato, e niente isolamento obbligatorio.
«L'epidemia non può essere fermata» secondo Silvan Amberg, copresidente del Partito indipendente Up Schweiz. Secondo Amberg, finché il numero di ricoveri rimane basso, è meglio emanare raccomandazioni volontarie mirate al posto di misure severe, ad esempio per i gruppi a rischio. «Le persone stesse sanno meglio di chiunque altro come stanno e cosa è meglio per loro».
Secondo Amberg, non è accettabile che lo Stato voglia rinchiudere un 85enne per proteggerlo da qualsiasi rischio. Questo modello dovrebbe ottenere un'accettazione sociale più ampia rispetto agli altri: «Chiunque sia a favore di misure severe e voglia indossare una mascherina può farlo, come anche chiunque voglia esporsi a un certo rischio residuo».
Strategia 3: Ridurre la frequenza - La terza è una strategia di mitigazione: «Non vogliamo più prevenire ogni infezione, ma vogliamo ridurre la frequenza delle infezioni», spiega Pietro Vernazza, a sostegno di questa soluzione, il cui obiettivo centrale è quello di evitare il sovraccarico degli ospedali.
Concretamente, il piano sostenuto da Vernazza prevede, ad esempio, di smettere di prescrivere misure di quarantena su larga scala e di isolare i malati a casa propria. «Se li isoliamo per il tempo in cui mostrano i sintomi, possiamo prevenire circa la metà delle infezioni» sostiene l'esperto. Oltre ai dati sui ricoveri ospedalieri, ha detto, è necessario monitorare i gruppi più vulnerabili. «Ciò richiede una registrazione sistematica, soprattutto nelle case di riposo e di cura».
Strategia 4: Misure severe e obbligatorie - «Più alto è il numero di casi, più difficile e costoso diventa mantenere il controllo» sostiene la task force Covid-19 del Consiglio federale, allarmata da un possibile aumento dei casi che possa far trasmettere nuovamente le infezioni dai giovani ai più anziani.
La task force scientifica della Confederazione raccomanda pertanto ai Cantoni interessati di limitare il numero e l'entità degli assembramenti, se non è possibile mantenere la distanza sociale. Si consiglia anche di indossare il più possibile le mascherine. Il pericolo è, altrimenti, che diventino «necessarie restrizioni maggiori, che sono socialmente ed economicamente inaccettabili». Per evitare un simile epilogo, misure come divieti di raggruppamenti, con multe annesse, potrebbero tornare in vigore.
L'Ufficio federale di Sanità Pubblica (UFSP) ha dichiarato alla Neue Zürcher Zeitung che comunicherà nelle prossime settimane la strategia invernale per contenere la diffusione del virus. Secondo il quotidiano zurighese, la Confederazione vuole provare una strategia che si concentrerà su restrizioni locali nelle zone particolarmente colpite.