Da mesi occupavano la collina di Mormont per proteggerla dal gigante del cemento Holcim.
Così si conclude l'avventura di coloro hanno rinunciato a un tetto sopra la testa per i loro ideali.
ECLÉPENS - Da quasi sei mesi vivono in mezzo al bosco. Sono gli attivisti per il clima che occupano la collina di Mormont a Eclépens (VD) da ottobre. Le yurte (abitazioni mobili adottate da molti popoli nomadi) servono come alloggio. Ma alcuni abusivi si sono sistemati persino dentro case sugli alberi.
Tutto il giorno queste persone lavorano sul posto, raccolgono legna o cucinano su un fuoco, all'aria aperta. Prima sui prati innevati, ora con temperature primaverili. Sono perlopiù giovani, un gruppo colorato e colorito che ha deciso di vivere la natura in segno di protesta. Da tempo si sono uniti sostenitori dalla Svizzera romanda, ma anche dalla Svizzera tedesca, dal Ticino e persino dalla Germania.
Abbracciano tutti la campagna "ZAD de la Colline", che significa qualcosa come "Zona di difesa della collina". Il collettivo stesso si definisce "Orchidea", con un chiaro riferimento ai fiori che sbocciano su quell'area. Vengono chiamati anche “ecofemministe”: perché si impegnano ad abolire non solo le gerarchie tra uomini e donne, ma anche tra le persone e l'ambiente.
«La collina sarà cancellata» - La collina del Mormont rischia di essere distrutta dal produttore di cemento Holcim, che qui estrae le sue materie prime. Holcim intende ampliare il cementificio e la cava che, dal 1953, gestisce nella località vodese. Le obiezioni mosse dalle organizzazioni ambientaliste non hanno avuto alcun effetto: una decisione del tribunale federale è ancora in sospeso.
«Se il Gruppo riuscirà a realizzare propri piani, la collina nei prossimi anni sarà cancellata», denuncia un attivista su un portale ambientalista. Ma non solo: l'occupazione vuole anche dimostrare gli effetti dannosi dei giganti industriali, come Holcim, sul cambiamento climatico.
Fine dell'occupazione - Questa mattina, però, la polizia ha iniziato le operazioni di sgombero. Questo segna la fine della prima occupazione forestale svizzera in assoluto. E segna pure la fine delle energie delle persone coinvolte che, già prima dell'intervento delle autorità chiedevano acqua e cibo lamentando di aver esaurito le energie.
Alle 15:00, la polizia è entrata nel quartier generale dei militanti. Sono stati operati una trentina di fermi e decine di controlli di identità. Sul posto c'è ancora una dozzina di persone, sui 200 presenti inizialmente.
Secondo un inviato di Keystone-ATS, circa 150 poliziotti in assetto antisommossa sono stati impiegati nell'evacuazione. Decine di attivisti hanno cercato di sfuggire all'arresto salendo sul tetto del loro quartier generale e rifugiandosi sugli alberi.
L'area era stata recintata per impedire ai sostenitori di unirsi alla protesta. Secondo la polizia, l'operazione si è svolta senza violenza. Verso mezzogiorno ci sono stati solo degli scontri isolati: i militanti hanno lanciato pietre e oggetti pirotecnici contro la polizia, che ha risposto con gas lacrimogeni e proiettili di gomma.