Secondo un sondaggio il 58% è favorevole a rendere obbligatoria la misura dettata dal Consiglio federale.
Il 68% degli intervistati boccia però la «privatizzazione» dei test.
BERNA - L'obbligatorietà di utilizzare il certificato Covid-19 per diverse attività al chiuso - ventilata mercoledì scorso dal Consiglio federale - ha creato accese discussioni anche nella scena del teatro indipendente. L'Associazione di categoria - Professionisti dello spettacolo Svizzera, ha per questo deciso di lanciare un sondaggio tra i suoi membri, a cui hanno partecipato più di cinquecento tra organizzatori, agenzie, tecniche e tecnici, artiste e artisti.
Secondo questo sondaggio, il 58% degli intervistati è favorevole a questo obbligo che considera «una misura efficace» per contenere l'aumento dei contagi. «La maggioranza dei nostri membri - sottolinea l'associazione in una nota - potrebbe accettare un certificato obbligatorio, mentre sono già numerosi gli organizzatori che già ora lo richiedono al loro pubblico». A non piacere al 68% degli intervistati è invece la «privatizzazione» dei test.
Pro... - I motivi in favore all'obbligo di mostrare il certificato - sostenuto dal 58% dei votanti - è che esso «fa chiarezza» e «crea una certezza giuridica» che si traduce in meno discussioni alla biglietteria. Il pubblico poi si sentirebbe più sicuro, mentre la gestione del bar sarebbe più semplice. Il certificato, poi, garantirebbe la possibilità di «tornare a riempire la sala» e motiverebbe gli appassionati alla vaccinazione.
...e contro - Le tesi opposte - promosse da un 42% dei professionisti del settore - sostengono invece che gli eventi culturali debbano «essere aperti a tutti» per non creare «una società a due classi». Il test a pagamento, poi, escluderebbe di fatto le persone non vaccinate. Secondo gli oppositori, poi, il certificato darebbe una «falsa impressione di sicurezza». Preoccupano poi il rischio di un «significativo calo di pubblico» e le difficoltà nei controlli che richiederebbero «troppo tempo».