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SVIZZERAIl caso Atcho: «Ho la pericardite, è arrivata dopo il booster» e la polemica è servita

19.01.22 - 12:22
La velocista vodese Sarah Atcho al centro delle polemiche dopo aver raccontato di essersi ammalata dopo il vaccino
Keystone
Sarah Atcho ad Athletissima, Losanna, in una foto del 2019.
Sarah Atcho ad Athletissima, Losanna, in una foto del 2019.
Fonte 20 Minuten/Nils Hänggi/Fee Anabelle Riebeling
Il caso Atcho: «Ho la pericardite, è arrivata dopo il booster» e la polemica è servita
La velocista vodese Sarah Atcho al centro delle polemiche dopo aver raccontato di essersi ammalata dopo il vaccino
I dottori: «Un'eventualità rarissima, importante puntualizzare che gli effetti positivi del vaccino sono più di quelli negativi».

LOSANNA - 26 anni, velocista d'élite, ma si è comunque ritrovata senza fiato e con giramenti di testa dopo una rampa di scale. Fitte al petto l'hanno poi convinta a recarsi dal dottore e, in seguito, da un cardiologo. La diagnosi: pericardite.

La storia dell'atleta svizzera Sarah Atcho, condivisa da lei con un video sul suo profilo Instagram, ha portato a un discreto polverone Oltregottardo. Questo perché la vodese ha voluto tracciare un parallelo fra la sua terza dose - ricevuta qualche giorno prima l'inizio dei disturbi - e la patologia. 

«È una cosa scomoda parlare del legame fra vaccinazione e pericardite, ma gli specialisti che mi hanno visitata hanno detto che è possibile», ha raccontato l'interessata in una recente intervista al Blick.

Tanto è bastato perché una parte dell'opinione pubblica la additasse come attivista no-vax. Cosa che però lei ha apertamente negato, sempre sulle pagine del quotidiano. L'atleta, lo ricordiamo, è anche stata una degli 80 testimonial pro-vaccinazione scelti dalla Confederazione.

È facile un parallelo fra pericardite e vaccino, lo ha fatto anche la scienza più e più volte nel 2021 per quanto riguarda AstraZeneca e - in generale - altri vaccini mRna. La casistica, seppur assai ridotta, esiste. Ora, però, è importante rendersi conto che ogni caso - compreso quello di Atcho - è unico, e spesso la soluzione più ovvia non è quella che pensiamo noi o che può venire in mente all'uomo della strada.

«Una pericardite può presentarsi per motivi diversi», commenta a 20 Minuten Matthias Wilhem del reparto di cardiologia preventiva dell'Inselspital di Berna, «può anche trattarsi di una pericardite virale, e possono causarla virus diversi per esempio anche quelli gastrointestinali».

Secondo Christian Schmied del Centro cardiologico dell'Ospedale universitario di Zurigo, in base alle tempistiche dei sintomi della vodese, l'influenza del vaccino non è per forza di cose da escludere.

«Ho voluto raccontare la mia storia perché di queste cose si parla poco», aveva argomentato la 26enne nel suo video Instagram, «non sono contraria al vaccino, so che è importante perché consente di ridurre la pressione sugli ospedali, ma sono frustrata dal fatto che io e altri giovani sani ci troviamo alle prese con questi effetti collaterali, che sono anche gravi».

Una tesi, questa, che Swissmedic respinge con veemenza: «Non è nostra prassi minimizzare gli effetti collaterali, e non lo abbiamo fatto nemmeno con il vaccino», spiega il portavoce Alex Josty.

Sempre Swissmedic, ad oggi, ha riscontrato 307 casi sospetti di pericardite o miocardite in 14,9 milioni di dosi inoculate. Si tratta di una percentuale davvero molto bassa, conferma il cardiologo Schmied dell'Ospedale Universitario di Zurigo: «Per quanto è evidente che per chi si ammali sia brutto se non tragico, è davvero raro che succeda».

È invece meno raro che capiti a chi si ammala di Covid. Due studi differenti, uno britannico e uno israeliano, confermano come il tasso d'incidenza della patologia può essere anche a quattro volte più alto rispetto a chi ha ricevuto il vaccino.

Stando a Schmeid, c'è un'altra differenza che non può essere sottovalutata: «Con il Sars-Cov-2 è proprio il virus che attacca il cuore, causandone l'infiammazione. Con il vaccino, invece, il meccanismo è diverso ed è presumibilmente meno pericoloso».

«Quando si parla di queste cose è importante dire che i benefici superano i rischi», continua sempre Schmeid che si dimostra comprensivo per le esternazioni social di Atcho, «voleva raccontare la sua storia, era preoccupata, ed è comprensibile. Vero è che personaggi in vista come lei hanno anche una responsabilità sociale».

E, per quanto riguarda lo "stop forzato" a cui è costretta la velocista: «È giusto, da prassi sarebbe di 3 mesi per la pericardite e 6 per la miocardite», conferma il cardiologo che è anche consulente della Fifa, «allenamenti leggeri si possono fare, ma non quelli più intensi, il virus potrebbe ripresentarsi. È difficile per gli atleti, perché spesso si sentono bene, ma il rischio di una ricaduta non è da sottovalutare. In generale, dopo una vaccinazione, quello che consiglio è dai 2 ai 3 giorni di stop totale, per ridurre a zero i rischi».

 

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