Gran parte della popolazione ritiene che i conflitti armati diventeranno più frequenti a livello europeo.
È quanto emerge da un sondaggio su 1'003 cittadini.
BERNA - Svizzeri pessimisti, mentre guardano al futuro. Il motivo? La guerra in Ucraina.
È quanto risulta dal sondaggio complementare "Sicurezza 2022" eseguito dall'Accademia militare (ACMIL) e dal Center for security studies, due istituti attivi in seno al Politecnico federale di Zurigo, su un campione di 1'003 elettori (affidabilità 95%, margine di errore +/- 3,2%). Dal sondaggio emerge anche l'attaccamento della popolazione all'esercito e al principio della neutralità, anche se in quest'ultimo caso non mancano rilevi critici.
La percezione negativa riguarda sia il futuro prossimo della Svizzera (22% di pessimisti, con un aumento di nove punti) sia l'evoluzione della situazione geopolitica globale (76% di pessimisti, con un aumento di otto punti).
L'indagine mostra anche che la maggioranza della popolazione (58%) crede che i conflitti armati diventeranno più frequenti in Europa. Inoltre, uno Svizzero su tre dichiara di essere diventato più ansioso a causa della guerra in Europa.
Neutralità rimane nel cuore - Per la prima volta da vent'anni in qua, il sostegno al principio della neutralità è risultato in flessione. Il sondaggio mostra un calo di otto punti, anche se il tasso di approvazione rimane pur sempre assai elevato (89%).
Nel complesso, la percezione della neutralità da parte della popolazione è diventata più critica rispetto agli anni precedenti. Ciò si riflette, ad esempio, nel fatto che solo il 58% degli Svizzeri è convinto che la neutralità protegga il Paese dai conflitti internazionali, rispetto al 69% del gennaio 2022.
Anche quanto accade a livello internazionale influisce sulle riflessioni degli intervistati attorno alla neutralità. Il coinvolgimento della Svizzera negli affari del mondo è considerato sempre più come un ostacolo alla neutralità. Il 39% della popolazione, con un aumento di dieci punti, pensa che l'applicazione di questo principio risulti più difficile nel contesto attuale.
Esercito, un pilastro del Paese - Sempre con la mente alla guerra in Ucraina, gli Svizzeri hanno espresso un'opinione più che favorevole nei confronti dell'esercito. L'80% crede che l'armata debba essere mantenuta, se non rafforzata: la quota della popolazione a favore di una truppa completamente equipaggiata è infatti cresciuta, raggiungendo il 74% degli intervistati, un record.
Secondo il sondaggio, anche il modo in cui le persone considerano le spese dell'esercito è destinato a cambiare. Il numero di persone che pensano che la spesa sia troppo bassa è balzato di 12 punti al 19% della popolazione. Dall'inizio dell'indagine, negli anni '80, questo tasso non è mai stato così alto. Al contrario, l'opinione che la Svizzera spenda troppo per la difesa è ora condivisa dal 30% della popolazione, una percentuale in calo di 12 punti; si tratta del valore più basso mai registrato.
NATO, avvicinamento sì, adesione no - Col 52% della popolazione a favore, la questione dell'avvicinamento della Svizzera alla NATO ha raggiunto un massimo storico. Sebbene il desiderio di adesione della Svizzera al Patto atlantico (27% di favorevoli) stia guadagnando terreno rispetto agli anni precedenti, una chiara maggioranza della popolazione rimane contraria a un'integrazione completa in questo sistema di difesa.
La guerra in Ucraina fa sì che il 35% degli Svizzeri sia persuaso che l'adesione a un'alleanza di difesa europea aumenterebbe però la sicurezza del Paese più del mantenimento della neutralità.