In un contesto mondiale stravolto dalla guerra, ci chiediamo quale debba essere la strada più opportuna da percorrere
BERNA - Neutralità. Una parola che mai come in queste ultime settimane, cariche di discussioni sull'opportunità e sui rischi connessi all'invio di armi e munizioni a Kiev, necessita di un approfondimento per darne una rinnovata interpretazione, alla luce dell'attuale situazione globale.
Va detto che la legge svizzera sull'esportazione di materiale bellico (KMG) consente ai paesi che ne sono in possesso una riesportazione solo previa autorizzazione del Consiglio federale, ok che può essere considerato legittimo in caso di aggressione contrarie alle regole del diritto internazionale. Lo spiega bene un approfondimento della NZZ che precisa però come la legge sulla neutralità imporrebbe di considerare tutte le parti in causa nella stessa misura. Paradossalmente la Svizzera potrebbe anche valutare un eventuale trasferimento di munizioni alla Russia se a chiederlo fosse ad esempio l'Iran.
Come procedere per la riesportazione e la compatibilità con la neutralità - È risaputo che Germania, Danimarca e altri paesi hanno firmato una dichiarazione di non riesportazione. Ora, qualora la legge svizzera che regola l'export di armamenti venisse modificata attraverso un'iniziativa parlamentare con procedura d'urgenza - come peraltro indicato dal Comitato per la politica di sicurezza del Consiglio nazionale - tale prescrizione decadrebbe in caso di riesportazione all'Ucraina. Attenzione però: una eventuale dichiarazione unilaterale a favore di Kiev violerebbe la neutralità. Come spiega il quotidiano zurighese infatti, la Convenzione dell'Aia "sui diritti e i doveri delle potenze e delle persone neutrali in caso di guerra terrestre" prevede espressamente che gli Stati neutrali legiferino in modo da non favorire nessuna delle parti in conflitto.
C'è poi una seconda proposta, portata avanti dallo stesso comitato, secondo la quale il Consiglio federale potrebbe di fatto eliminare una dichiarazione di non riesportazione previo richiesta di uno Stato. Ma solo in determinate situazioni. Come ad esempio nel caso in cui il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite classificasse una guerra come contraria al diritto internazionale. Cosa che non è però avvenuta per la guerra in Ucraina, causa veto della Russia. Quanto quindi alla neutralità da rispettare, in questo caso solo se le Nazioni Unite classificano una guerra come illegale secondo il diritto internazionale, allora potrebbe essere possibile revocare unilateralmente le dichiarazioni di non riesportazione. Ma il veto della Russia di fatto blocca ulteriori passi e la neutralità resta in vigore.
Cosa accade se si viola la neutralità - Qualora si riscontri violazione della neutralità, uno stato è tenuto a pagare dei danni: tale rivendicazione vale solo tra Stati e non ha mai avuto grande rilevanza (il Regolamento dell'Aia non prevede quasi mai sanzioni). Ciò che invece appare più rilevante è la conseguenza politica qualora la Confederazione non si attenesse strettamente alla legge sulla neutralità. Si correrebbe infatti il rischio di non essere più considerati internazionalmente neutrale e quindi perdere il prezioso ruolo di mediatore.
Le tre possibilità - Alla Svizzera non restano che tre possibilità. Restare totalmente fedele al principio neutrale. Oppure modificare la legge sulla riesportazione facendola di fatto decadere, concependo poi un nuovo concetto di essere sopra le parti, che consenta il trasferimento di armi e munizioni nella tutela del diritto all'autodifesa, ai sensi dello Statuto delle Nazioni Unite. Terza via, quella di restare rigorosamente neutrali - ma non del tutto - attraverso escamotage e intelligenza politica. Con i rischi che ne potrebbero conseguire.