Con 2'767 casi assodati il fenomeno fino a ora è stato nettamente sottostimato. Ma com'è successo?
ZURIGO - Più passano i mesi e più l'ammontare delle truffe legate ai crediti Covid elargiti dalla Confederazione lievita raggiungendo vette da capogiro.
È di qualche giorno fa, riferisce 20 Minuten, la notizia di un'azienda di Zugo che avrebbe approfittato di quasi 300 mila franchi di prestiti, presentando carte false e un deficit milionario inesistente. Stando alla Procura l'uomo avrebbe poi esaurito i fondi ottenuti in 4 giorni. Poi, a fine febbraio, il tentativo di lasciare il Paese e il fermo da parte della polizia, prima della fuga.
Non si tratta però di un caso isolato, anzi. Al momento il record è detenuto da un privato di Basilea che è riuscito a ottenere dallo Stato quasi 2 milioni di franchi, senza vere e proprie giustificazioni.
Secondo quanto riferisce la NZZ am Sonntag, l'uso fraudolento dei prestiti legati all'emergenza coronavirus potrebbe essere ben più grande di quanto inizialmente pensato.
Si parla, secondo stime della Seco confermate nel pomeriggio da Keystone-Ats, di 307 milioni di franchi. Una cifra nettamente al rialzo anche solo rispetto a un anno fa (lì si ipotizzavano "solo" 200 milioni). Non è chiaro quanti di questi soldi sarà effettivamente possibile recuperare.
Il modus operandi è più o meno sempre lo stesso: i truffatori fornivano dati di vendita falsi (e quindi di presunte perdite inesistenti) e facevano domanda presso più banche contemporaneamente, anche tramite ditte che ormai non erano più attive da tempo.
Ad aiutarli il fatto che la Confederazione - visto lo stato d'emergenza e la volontà di garantire la solidità economica svizzera anche sulla piazza internazionale - non ha effettuato nessun tipo di controllo.
La pratica poteva essere svolta rapidamente, in circa dieci minuti, compilando un formulario su di un singolo foglio di carta sul quale erano richieste solo informazioni estremamente generiche.
In totale sono stati erogati circa 16,9 miliardi di franchi. Secondo gli esperti sentiti dal domenicale, si è stati forse eccessivamente ingenui.
Al momento si presume che il tasso di frode sia attorno allo 1,7% - con 2'767 e 2'059 casi ancora pendenti - ma è probabile che questa percentuale venga gradualmente rivista verso l'alto. Ancora da vagliare, infatti, ci sono ancora 4'600 casi di possibili truffe.