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SVIZZERACredit Suisse? «Si parla tanto dei bonus... ma non cambierà nulla»

05.06.23 - 14:47
È quanto sostiene l'ex Presidente dell'istituto Walter Kielholz, che non intende restituire nulla
IMAGO
Fonte ats
Credit Suisse? «Si parla tanto dei bonus... ma non cambierà nulla»
È quanto sostiene l'ex Presidente dell'istituto Walter Kielholz, che non intende restituire nulla

ZURIGO - Si parla tanto di bonus stratosferici per i manager delle banche, ma le discussioni non portano a niente, non cambierà nulla: è l'opinione dell'ex presidente del consiglio di amministrazione (Cda) di Credit Suisse (CS) Walter Kielholz, che pure ammettendo problemi sul fronte dei compensi non vede alternative e non intende restituire quanto intascato in passato.

In materia di remunerazioni «nonostante tutti i dibattiti, negli ultimi anni non è cambiato nulla, niente di niente», afferma il 72enne in un'intervista pubblicata oggi da Tages-Anzeiger (TA) e giornali affini. «Prevedo che tra due o tre anni ci saranno di nuovo le stesse discussioni, in questo caso sullo stipendio di Sergio Ermotti», Ceo di UBS.

«Se non vi sarà un consenso nei grandi centri della finanza - New York, Londra, Hong Kong - sul fatto che le cose debbano mutare non succederà nulla», aggiunge il dirigente che è stato membro di del Cda di CS dal 1999 al 2014, di cui dal 2003 al 2009 come numero uno.

«Un limite? Non praticabile»
Kielholz ammette che versare bonus elevati quando un istituto subisce perdite miliardarie non è comprensibile. «Vero, questo non va bene. Molti programmi prevedono che le gratifiche siano più alte quando il prezzo delle azioni sale. Ma si può anche vedere la cosa in modo diverso: perché chi ha gestito con successo la filiale di Berna non dovrebbe beneficiare di un bonus anche se l'intera azienda non sta andando bene?».

Per quale motivo allora - chiedono i cronisti di TA, facendo riferimento anche al celebre mega-bonus di 70 milioni di franchi corrisposto nel 2010 all'allora Ceo Brady Dougan - non porre un limite? «È assolutamente non praticabile», risponde l'intervistato. «Le persone vanno dove guadagnano di più. Questa affermazione rimane valida, anche se non piace a nessuno. Oggi non sono più le banche a pagare di più, ma le aziende tecnologiche o farmaceutiche o gli hedge fund. All'estero il discorso è comunque chiuso. Nei centri finanziari internazionali i bonus non sono attualmente un tema».

Kielholz si dice comunque favorevole alle regole più severe vigenti all'estero. «Per ottenere i bonus è necessario un successo duraturo per quattro o cinque anni. E poi bisogna essere in grado di richiedere la restituzione dei bonus in alcuni casi, ad esempio se si scopre che un dipendente importante ha commesso una grave scorrettezza».

Restituzioni? Niente da fare
A livello personale l'ex presidente di CS non intende restituire nulla di quanto ricevuto. «No, è passato troppo tempo. Da quasi quindici anni non ho più alcun potere decisionale in CS. Da notare che l'assemblea degli azionisti mi ha sempre concesso il discarico con un'ampia maggioranza. Dopo tanti anni, non vedo il motivo di rispondere alla richiesta».

Confrontato con chi, in ambito politico, chiede che in relazione al salvataggio della Confederazione vengano chiamati alla cassa i due presidenti di lunga data di Credit Suisse, Walter Kielholz e Urs Rohner, l'intervistato risponde picche. «Questa è una richiesta politica: se la si vuole attuare, bisogna dimostrare qualcosa».

Kielholz ribatte anche a Christoph Blocher - già grande avversario ai tempi del voto sullo Spazio economico europeo (SEE) - che vede le radici del tracollo di Credit Suisse in presidenti quali Rainer Gut e il suo successore Kielholz, rei - secondo l'imprenditore ed ex consigliere federale - di essersi affidati a Ceo quali Brady Dougan e Tidjane Thiam, il tutto nel quadro di una biotopo zurighese di marca spiccatamente PLR. «Il signor Blocher e io non siamo mai stati grandi amici. Questo risale ai tempi del voto sullo SEE. Certo, io sono un liberale, un 'euro-turbo' ai suoi occhi, e non certo un membro dell'UDC. Per me una società moderna è diversa dall'ideale di Blocher», argomenta Kielholz. «Non ho trovato un solo membro PLR nei posti cruciali di CS», taglia corto l'ex manager che è stato anche presidente del Cda del riassicuratore Swiss Re (2009-2021).

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