La toccante storia di Laura Nassralah impegnata, da Ginevra, per portare via dalla guerra otto familiari.
GINEVRA - La storia è di quelle che fanno rabbrividire e che proiettano, direttamente da Ginevra, nell'inferno della guerra israelo-palestinese. In prima linea c'è la giovane Laura Nassralah.
Tramite una raccolta fondi, la 26enne sta cercando di racimolare abbastanza denaro per consentire alla famiglia della cugina Ghadi, composta dal marito Ahmed, dai figli Omar e Zaid, dalla madre Ahlam e dai tre fratelli Salem, Mohammad e Walid, di lasciare la Palestina.
Fino ad oggi sono stati raccolti 24mila franchi, ma ne mancano ancora 26mila per raggiungere la somma necessaria per far uscire i parenti dal Paese in guerra. Una somma considerevole per una donna che ha da poco terminato gli studi e superato l'esame d'avvocatura.
Il contesto - Il padre di Laura è palestinese, cresciuto a Gaza. Lei, nata cresciuta in Svizzera, ha visto il capoluogo palestinese per l'ultima volta nel 2011, quando ha pernottato a casa del padre: «Ho dormito lì, ho fatto la doccia, ho fatto colazione e ho preparato una torta con mia zia Ibtisam per il mio 14° compleanno. Mio cugino Mohammad mi ha portato in città a fare shopping», racconta in intervista al Tages Anzeiger. Ora, della sua terra natia, rimangono sole macerie.
Una situazione "catastrofica" - La 26enne sa che la possibilità di perdere i parenti è reale. Secondo l'autorità sanitaria palestinese, dall'inizio della guerra a Gaza sono morte più di 30mila persone. Organizzazioni come il Comitato Internazionale della Croce Rossa classificano la situazione umanitaria come "catastrofica". Laura racconta che suo zio Akram, che si trova ancora a Gaza, ora si nutre con il cibo per gli uccelli.
L'inizio del progetto - «Devo fare qualcosa, altrimenti impazzirò», aveva esclamato un giorno Laura, avviando la raccolta fondi: «Non ho mai chiesto soldi a nessuno prima d'ora ma non ho altra scelta». Ha provato a far ottenere un visto a tutti i membri della famiglia, ma è stato molto complicato».
In teoria, i palestinesi potrebbero richiedere un visto, ma sono obbligati a presentarsi di persona presso una rappresentanza svizzera. A Gaza non ce ne sono. Esistono invece in Israele, Egitto o Cisgiordania. Ma le frontiere sono chiuse. La famiglia di Laura, nel frattempo, è fuggita a Sud, a Rafah, dove Netanyahu ha annunciato un'offensiva di terra.
I costi - Suo cugino Ghadi è venuto a conoscenza di un modo per attraversare le frontiere. Mettendosi in contatto con un intermediario e pagandolo, i nomi dei membri della famiglia potrebbero finire sulla lista delle persone autorizzate a varcare il confine con l'Egitto. Tariffa: 5000 dollari per un adulto e la metà per un bambino. Da qui la decisione del crowdfunding con l'obiettivo di raggiungere quota 50mila dollari.
Peter Buss, esperto di raccolta fondi e filantropia, afferma che questo tipo di crowdfunding è nuovo in Svizzera. Campagne di questo tipo sono note da tempo all'estero, soprattutto negli Stati Uniti. Non è però sempre chiaro dove vada a finire il denaro.