È acceso il dibattito politico sulle mosse più opportune da adottare per contrastare una realtà assai pericolosa
ZURIGO - Il gruppo mafioso nigeriano Black Axe si sta infiltrando in Svizzera, come dimostrato da indagini e studi recenti. Lo si considera coinvolto nel traffico di esseri umani, prostituzione forzata, truffe e riciclaggio di denaro. Una ricerca della NZZ aveva in particolare messo in luce come la criminalità sia "al lavoro" in modo particolare nel distretto Kreis 4 di Zurigo.
Secondo l'Ufficio federale di polizia, oggi in Svizzera sono attivi oltre un centinaio di membri dell'organizzazione. Ma in gran parte i reati restano ancora sommersi. I politici, da destra a sinistra, vogliono ora vederci chiaro. Ad esempio, il consigliere nazionale dell'UDC Mauro Tuena chiede alle autorità di reprimere: «Dovete fare di tutto per evitare che questo gruppo si diffonda ulteriormente», afferma il presidente della Commissione per la politica di sicurezza.
«Dichiarare guerra alle aree senza legge» - Per Tuena è chiaro che tali indagini richiedono molto tempo: «Ma è importante che le prove si evidenzino in tribunale in modo che si possano emettere giudizi severi». Non si fallirà per mancanza di personale o basi legali insufficienti: «I politici hanno le orecchie aperte in questo senso». L'esponente del PLR Doris Fiala la vede in modo simile: «La sicurezza è il primo compito dello Stato, quindi i raid e una maggiore presenza della polizia sulla Langstrasse e in altri punti caldi possono essere giustificati». La polizia deve ora mostrare un pugno duro: «Dichiarare guerra alle zone senza legge».
«Sfruttare tutte le possibilità, anche con la sorveglianza» - Le donne africane vengono attirate in Europa con false promesse: le componenti femminili di Black Axe avrebbero precedentemente promesso loro un'istruzione. Per loro poi si prospetta una realtà di sfruttamento. Il consigliere nazionale del Centro Alois Gmür dice di essere rimasto «scioccato» quando ha letto i risultati della ricerca.
Ora è importante dedicare molte risorse al gruppo d'indagine, oltre a un buon coordinamento tra i Cantoni e la Confederazione: «Dovremmo anche usufruire di tutte le possibilità di cui disponiamo per quanto riguarda il monitoraggio dei sospetti autori». Allo stesso tempo, dovrebbero essere imposte sanzioni rigorose: «Dobbiamo espellere queste persone e anche assicurarci che non tornino in Svizzera».
Per la sinistra, più poteri alla polizia non risolvono il problema - Per la politica dei Verdi Marionna Schlatter, invece, i nuovi strumenti di sorveglianza vanno nella direzione sbagliata: «La polizia e i servizi di intelligence ottengono costantemente nuovi poteri, ma questo non risolve il problema». La criminalità organizzata transfrontaliera è una grande sfida: «I gruppi di tipo mafioso sono stati a lungo sottovalutati in Svizzera».
Tuttavia, questo problema è stato ora riconosciuto e si sta lavorando per migliorare lo scambio di dati tra i cantoni e con le autorità estere: «La Svizzera è ben posizionata con le risorse che abbiamo», ha affermato il consigliere nazionale. Come sostiene la suo collega del Partito socialista Min Li Marti, le vittime hanno però spesso paura di parlare: «Questo perché la loro vita o quella dei loro parenti è minacciata». È quindi importante avere un migliore accesso ai centri di assistenza e agevolare le forze di polizia nel compito d'identificazione delle vittime della tratta di esseri umani.