La consigliera UDC sul piede di guerra, in vista della chiamata alle urne per l'Iniziativa sulla limitazione
La frecciatina ai manager stranieri: «Non capiscono la Svizzera»
ZURIGO - L'estate non è ancora conclusa, ma Magdalena Martullo-Blocher, consigliera nazionale UDC e Ceo di Ems-Chemie, prepara già le armi in vista della votazione del 27 settembre sull'Iniziativa per la limitazione.
In interviste pubblicate da diversi giornali del gruppo Tamedia rivendica l'importanza di impiegare personale elvetico a tutti i livelli: i dirigenti stranieri non capiscono il sistema svizzero.
Si tratta di manager provenienti dall'area UE, che non hanno passaporto rossocrociato e non partecipano quindi alle votazioni popolari elvetiche, rileva Martullo-Blocher. Molti di essi parteggiano quindi per l'Europa, anche perché sperano di ottenere contratti vantaggiosi con l'UE.
«Alcuni di loro hanno per la Svizzera interessi diversi da quelli di noi imprenditori elvetici», rileva la consigliera nazionale. «L'UDC non è contraria all'arrivo di stranieri in Svizzera in linea di principio». Il problema - precisa l'imprenditrice - è che l'80% di essi giunge nel paese ma non per occupare un posto di lavoro per il quale non abbiamo personale qualificato indigeno.
In questo modo «spodestano i cittadini elvetici», sottraendo loro impieghi utili. E ora la situazione sta peggiorando a causa della pandemia di coronavirus: giovani e anziani sono particolarmente colpiti, con forti difficoltà a trovare un lavoro. La Svizzera - ricorda Martullo-Blocher - non concede la priorità ai suoi cittadini, anche se il popolo ha iscritto questo principio nella Costituzione, approvando alle urne l'iniziativa contro l'immigrazione di massa.
L'UDC non mira a reintrodurre lo statuto di lavoratori stagionali, precisa l'imprenditrice: si tratta piuttosto di un sistema di permessi distinto, analogo a quello conosciuto dall'UE, che consente di emigrare solo per impieghi che non possono essere ricoperti da personale indigeno.
Gli argomenti di Martullo-Blocher sono in linea con quelli portati avanti dal consigliere agli Stati ticinese Marco Chiesa, unico candidato ad assumere la presidenza, il prossimo 22 agosto, dell'UDC. La sezione cantonale del partito aveva infatti portato avanti l'iniziativa popolare "Prima i nostri" - che mirava a dare la priorità ai lavoratori indigeni sul mercato del lavoro - accolta dai ticinesi alle urne nel settembre 2016.
Non stiamo parlando di "Switzerland first", ma di esseri umani, aveva detto Chiesa in un'intervista rilasciata alla Neue Zürcher Zeitung: non bisogna dare la preferenza agli svizzeri, ma a chi vive nel paese. La Confederazione- ha precisato Chiesa, che si dice favorevole a un'immigrazione che vada a favore della Svizzera - ha sempre avuto bisogno di specialisti stranieri.
Il prossimo 27 settembre il popolo svizzero si esprimerà sull'iniziativa per la limitazione dell'UDC, che prevede che la Svizzera possa disciplinare autonomamente l'immigrazione di stranieri. Praticamente tutti gli altri partiti e le associazioni economiche sono contrari al testo.