Dopo un pomeriggio thriller la modifica della legge sulla caccia è stata bocciata dal 51.93% dei votanti.
Netta disparità tra i cantoni alpini e quelli di città.
BERNA - Risultato deciso per un tiro di schioppo nella votazione riguardante la modifica della legge sulla caccia. Alla fine i lupi possono tirare un sospiro di sollievo: i "no" hanno avuto la meglio con il 51,9% dei voti. La partecipazione si è attestata al 59,3%
Inizialmente a prevalere, seppur di poco, sembravano i "sì", ma nel corso dello scrutinio gli esperti dell'Istituto Gfs.Bern hanno notato una tendenza sempre più favorevole agli oppositori, fatto poi confermato dai risultati definitivi.
Sia in Ticino che nei Grigioni il testo è stato accettato, rispettivamente con il 51,45% (partecipazione al 60,25%) e il 67,3% (partecipazione al 61,99%) dei voti. Non è però bastato, con chiari "no" che sono arrivati dai grandi centri urbani, come a Basilea Città (63,90%), Ginevra (63,06%), Berna (60,30%) e Zurigo (58.63%).
La legge attualmente in vigore risale al 1986, quando non erano presenti lupi sul territorio elvetico. Da allora, la popolazione di questi animali è cresciuta costantemente. Il nuovo testo si poneva come obiettivo quello di regolare la coabitazione fra l'uomo e il grande predatore permettendone, in alcuni casi, l'abbattimento.
Un buon compromesso - La consigliera federale Simonetta Sommaruga aveva fin da subito etichettato la legge come «un buon compromesso». Il lupo sarebbe infatti restato una specie protetta, con però la possibilità di controllarne la popolazione. Il tutto avrebbe potuto portare a una diminuzione dei conflitti. «Nessuna regione deve essere dimenticata», ha commentato oggi la Presidente della Confederazione. Il progetto, a suo avviso, non ha convinto il popolo perché non teneva sufficientemente in considerazione la protezione della natura. «Comprendo la delusione delle regioni alpine, dove la popolazione è maggiormente interessata dalla propagazione del lupo. Ora un equilibrio deve essere trovato tra cantoni di città e di campagna», ha concluso Sommaruga.
Ma i fautori del testo hanno ovviamente l'amaro in bocca. Secondo Nina Gansner, della rivista "Schweizer Jäger, si votava su una legge ben fatta, ma purtroppo si è parlato quasi solo del lupo, che evidentemente ha attirato le simpatie dei cittadini.
Uccisi solo perché esistono - Assolutamente non dello stesso avviso invece le associazioni ambientaliste, all'origine del referendum, che nel corso della campagna hanno parlato di una legge sbagliata e inaccettabile. La riforma, a loro dire, avrebbe in effetti indebolito la protezione di specie minacciate.
Queste associazioni hanno più volte sottolineato il fatto che con l'accettazione del testo gli animali protetti avrebbero potuto essere abbattuti semplicemente perché esistono. Se lupi, castori o linci avessero disturbano agricoltori, cacciatori o politici, avrebbero potuto essere uccisi senza aver provocato alcun danno.
Soddisfazione per il risultato odierno è stata espressa da Urs Leugger-Eggimann, Segretario generale di Pro natura. Ai microfoni di SRF, ha dichiarato che l'organizzazione ambientalista rimane aperta al dialogo: «Siamo convinti che gli agricoltori possano convivere con lupi e linci e che si possa trovare un punto d'incontro», ha detto facendo appello a un'attitudine pragmatica.
Il consigliere agli stati zurighese Daniel Jositsch, pur ammettendo che il problema del conflitto fra lupi e agricoltori va comunque affrontato, ha parlato di un testo che si spingeva troppo oltre. A suo dire, è possibile trovare una soluzione sensata che possa risolvere il problema.