Nel suo appello ricorda l'esperienza della scorsa primavera. E chiede anche di garantire sostegni economici
BELLINZONA - «Il Ticino ritrovi il coraggio della scorsa primavera». È con queste parole che la sezione Ticino e Moesa dell'Unione sindacale svizzera (USS-TI) invita le autorità cantonali ad adottare misure più severe nella lotta contro il coronavirus. «Ci sono troppi contagi e troppi morti, il lockdown è necessario» si legge in una nota.
L'USS-TI ricorda che i cantoni romandi si sono fermati lo scorso novembre, riuscendo a rallentare il numero dei contagi. Mentre in Ticino «si è continuato a dire che si stava facendo molto, ma in realtà si scaricava la responsabilità su Berna». E questo, si legge ancora nel comunicato, nonostante gli appelli dei sindacati, «che chiedevano da tempo interventi decisi: una diminuzione delle attività economiche, per permettere una reale diminuzione della circolazione delle persone, una maggiore protezione sui posti di lavoro, con il coinvolgimento dei lavoratori stessi nella definizione dei protocolli da adottare, e nel loro controllo». Ma è stato fatto «poco»., dicendo che «i luoghi di lavoro non sono veicolo di contagio, favorendo questa narrazione con il rifiuto di comunicare qualsiasi dato relativo alle realtà lavorative ma citando incessantemente soltanto nuclei familiari, ristoranti e discoteche».
E si parla anche del sostegno economico e sociale per aziende e lavoratori indipendenti. «Siamo uno dei paesi più ricchi al mondo, ma non riusciamo a elaborare un vero e proprio piano d'aiuti. Facendo ad esempio capo agli ottanta miliardi di riserve immediatamente distribuibili della Banca nazionale svizzera».