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MENDRISIONon è più roba da night club, la Pole dance è ora uno sport

17.12.20 - 06:38
Dalla Pop Music School, Sandra Martellotta illustra l'evoluzione in Ticino e i benefici di uno sport adatto a tutti
Glamilla
Non è più roba da night club, la Pole dance è ora uno sport
Dalla Pop Music School, Sandra Martellotta illustra l'evoluzione in Ticino e i benefici di uno sport adatto a tutti

MENDRISIO - Sandra Martellotta, meglio conosciuta col nome d’arte Sandy Sky e coach di pole dance, è stata la prima, nel 2012, a portare questa disciplina in Ticino, entusiasta di come essa abbia trovato rapido sviluppo e di come stia ottenendo sempre maggior riscontro da parte di donne, uomini e anche bambini.

È stata la prima istruttrice di pole dance in Ticino?
«Sì, da quando sono arrivata a insegnare qui, questo sport ha cominciato a svilupparsi rapidamente anche in questa regione, tanto che molte mie ex allieve hanno poi fondato una loro scuola, decidendo di far di questa passione una vera e propria carriera. Sostanzialmente, è una disciplina che ha trovato terreno di crescita in Ticino solo negli ultimi anni poiché prima non vi erano insegnanti che offrissero corsi permanenti sul territorio, ma venivano tutti saltuariamente dall’Italia per stage di un paio d’ore».

Quali sono i benefici?
«Sono molteplici e non sono solo prettamente fisici. Da quest’ultimo punto di vista, si tratta comunque di uno sport completo a tutti gli effetti, che richiede determinazione, dedizione e grande forza fisica poiché vengono coinvolti tutti i muscoli del corpo. Dunque, apporta benefici alla forma e alla postura».

Sport per sole donne?
«Sicuramente è una disciplina molto passionale che va a toccare positivamente la sensualità di chi la pratica, soprattutto ma non esclusivamente, delle donne. In realtà, è uno sport sempre più apprezzato e diffuso anche tra gli uomini, a dimostrazione di come le sue proprietà benefiche a livello fisico e mentale vadano oltre la distinzione di genere».

Esiste un’età minima indicata per cominciare?
«No. In Ticino c’è ancora la tendenza ad approcciarsi a questo sport quando si è più grandi, ma è un andamento che ha iniziato a cambiare negli ultimi anni. Già dal 2014 ho cominciato a insegnare anche a bambini dagli 8-9 anni in su. Tuttavia, non c’è un’età indicata. Se si pensa a molti altri luoghi nel mondo, come in Russia e in numerosi Paesi europei, per esempio, i bimbi cominciano prestissimo, da quando sono molto piccoli. Questo accade perché ormai la pole dance non viene più associata automaticamente a pratiche di intrattenimento notturno ma, appunto, se ne riconosce il valore sportivo, la dedizione e la forza fisica che comporta. È da intendersi come una forma di ginnastica artistica. Esistono competizioni molto importanti e impegnative sul palo e a quelle partecipano anche i bambini».

Per quanto riguarda le fasce più adulte, invece?
«Vale la stessa cosa, nel senso che non vi è un’età limite oltre la quale non è più possibile cominciare a praticare la pole dance. Possiamo trovare appassionati di 60 e 70 anni. Anche in questo caso, rispetto ad altre generazioni che si collocano nel mezzo, le fasce più mature che decidono di approcciarsi a questa disciplina sono ancora in numero abbastanza ridotto. Tuttavia, la cosa bellissima, secondo me, è che quelle che lo fanno sono la prova vivente che si tratta di uno sport adatto a tutti, che non ha età».

Per il momento Olimpiadi ancora ferme al palo
Sandra Martellotta guarda al futuro della pole dance con ottimismo, fiduciosa che questa disciplina abbia imboccato la meritata strada per essere accreditata come sport olimpico: «Ho delle mie conoscenze all’interno di questo settore che stanno lavorando proprio per portare la pole dance alle Olimpiadi», racconta l’insegnante. «Credo che ormai siamo sulla via giusta, anche se al momento attuale non è stato dichiarato nulla di definitivo, quindi continua a rimanere una domanda aperta».

Si continuerà a lottare per permettere a coloro che hanno intrapreso questa carriera sportiva di potersi mettere in gioco ai più alti livelli: «Oltre alla componente artistica ed espressiva da un lato, dall’altro si tratta di una disciplina che forma dei veri e propri atleti in termini di forza, flessibilità, resistenza e dedizione. Sono convinta che meritino un’opportunità», conclude Sandra.

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