Numeri particolari, basta poco per generare il sospetto, soprattutto se il conducente è un politico.
Non aiuta la ricerca il fatto che nel motore di ricerca del Cantone le targhe che non portano al nome del proprietario sono circa il 30 per cento: «Sono 70mila - spiega Aldo Barboni della Circolazione -. Ma non chiamatele targhe protette, è solo un blocco della comunicazione dei dati personali».
BELLINZONA - Caccia alla magnifica dozzina. Da quando è emerso il caso delle targhe con cifre particolari vendute sottobanco dall’ex funzionario del Servizio immatricolazione, è iniziata la ricerca di chi quei numeri li ha comprati evitando gli incerti (e i costi) dell’asta pubblica. Uno sport anche popolare, quello della "recherche du nombre perdu", ma dagli esiti assai incerti visto che sono sempre di più le targhe che gli automobilisti chiedono di anonimizzare sul totem online, l’elenco targhe presente sul sito del Cantone (vedi sotto).
Il deputato con la bella targa - Spesso basta una bella sequenza di numeri, ancora meglio se ben si sposa con il modello di auto, per generare la scintilla del sospetto. È il caso di un politico ticinese che effettivamente possiede una «bellissima targa», anonimizzata sull’elenco online. «Qualcuno, simpaticamente, me lo ha fatto notare - dichiara a Tio/20Minuti il granconsigliere -. Non l’ho avuta per vie traverse da Camorino. Assolutamente». Il numero però è particolare… gli facciamo notare: «Era una targa che mi piaceva e ho avuto la possibilità di acquistarla, ma da un privato. Una regolare cessione. Ho tutto documentato e non ho niente da nascondere».
Settantamila numeri mascherati - Questo per la corsa a reperire la dozzina di beneficiati (o spennati) dall’ex funzionario, che dopo lo scandalo si è dimesso anche dalla carica di presidente della Sezione Udc di Bellinzona e Valli. In parallelo, ma disgiunto da intenti truffaldini, si registra il fenomeno di chi sempre di più chiede al Cantone di “mascherare” il proprio numero di targa: «Se ci limitiamo alla categoria automobili, possiamo dire che a oggi ce ne sono in circolazione poco più di 226'000 e di queste circa 70'000 hanno il blocco della comunicazione dei dati personali attivato. Parliamo quindi di una percentuale di poco superiore al 30%» ci ragguaglia Aldo Barboni, aggiunto e sostituto Caposezione della Circolazione.
La base legale - Il quale tiene anche a precisare che «non si tratta di una “protezione” o di “targhe protette”, bensì del blocco della comunicazione di dati personali. Questo blocco si basa sull’art. 25a della Legge cantonale sulla protezione dei dati personali, la quale prescrive anche i casi in cui il dato deve essere comunicato nonostante la richiesta di blocco del cittadino, ad esempio in caso di richieste delle forze dell’ordine o in caso di danni provocati a terzi, etc. Il termine “protette” potrebbe creare confusione negli utenti e non aderire completamente a quanto espresso nella base legale».
Tutti possono - Negli ultimi 5 anni, continua il sostituto Caposezione, «il numero di richieste è stato piuttosto lineare, non si riconosce un aumento marcato. Parliamo di una cifra costante tra le 6'000 - 7'000 richieste annue, sempre limitandoci alle automobili». Peraltro non occorrono particolari requisiti per farne richiesta, «se non quello di riempire l’apposito formulario, disponibile sul sito della Sezione della circolazione, firmarlo e inviarlo per posta ordinaria o elettronica. La prassi è questa da moltissimi anni e riteniamo stia funzionando in modo adeguato, considerato il buon riscontro che riceviamo dagli utenti» conclude Barboni.
La chiave di riparto del raggiro: 30mila franchi se li è tenuti l'ex funzionario
Nel frattempo emergono nuovi particolari nell'inchiesta aperta nei confronti di Simone Orlandi. Secondo quanto riferisce laRegione, è di poco superiore ai 30mila franchi la cifra che il Ministero pubblico imputa direttamente all'ex funzionario, il quale ha agito in complicità con un 48enne assicuratore. La novità è appunto la chiave di riparto dell'incasso, in un rapporto di 60-40. Sull'ammontare complessivo della cifra di 50mila franchi per la cessione di una dozzina di targhe, Orlandi ne avrebbe tenuti 30mila, mentre 20mila sarebbero rimasti al complice. Una spartizione che inguaia ulteriormente l'ex funzionario.