L'allarme dell'Unione sindacale svizzera che sprona Berna a correre ai ripari a fronte di un generale aumento di prezzi.
A rischio soprattutto i pensionati che ricevono redditi modesti.
BERNA - A causa della crisi ucraina e della congiuntura post-Covid i prezzi di praticamente sono saliti in maniera eccezionale, e se i salari svizzeri non sempre si adeguano (o non abbastanza) non lo fa nemmeno l'AVS.
A dare l'allarme, su una possibile perdita importante del potere d'acquisto dei pensionati, è l'Unione sindacale svizzera che ha inviato una lettera al Consiglio federale. Questa è stata visionata da Le Matin Dimanche, che ne ha svelato il contenuto nella sua edizione di domenica.
Il motivo è la ridiscussione delle rendite AVS a partire dal prossimo 1 gennaio, questa si basa su di un indice misto che tiene in considerazione in egual misura sia dell'evoluzione dei prezzi sia di quella (media) dei salari.
Ed è proprio quest'ultima (del +0,6%) che rischia di azzopparlo portandolo a- scrive il domenicale - fra l'1,5% e il 23%. Peccato che, attualmente, il rincaro del costo della vita si attesti attorno al 3%. A questa criticità si aggiunge poi quella del secondo pilastro, che di solito non viene adeguato al costo della vita.
Una cosa che potrebbe mettere tutti quelli con delle rendite modeste in seria difficoltà: «Chi percepisce un reddito pensionistico medio rischia di perdere circa 1'000 franchi all'anno, diventando di fatto più povero», conferma a Le Matin l'economista e direttore dell'USS Daniel Lampart.
Se da Berna, per ora tutto tace, l'allarme dell'Unione - e la richiesta che vengano riviste le percentuali di rialzo - ha trovato larga eco fra le file della politica con un appoggio da parte di PS, Alleanza del Centro.
L'Udc, invece, ha ribadito l'importanza di sostenere l'AVS e i pensionati, agendo però sulle spese federali. In questo modo «non si va a gravare su chi lavora e che già ha un salario che non è stato adeguato», riportano i democentristi.